ALESSANDRO GALLO
Editoriale

Lo scudetto più bello

Tutte le vittorie, a modo loro, sono belle e uniche, perché arrivano dopo mesi di allenamenti, sacrifici, momenti di esaltazione e sberloni. Se non è il più bello, uno dei più inattesi

Lo scudetto più bello? Tutte le vittorie, a modo loro, sono belle e uniche, perché arrivano dopo mesi di allenamenti, sacrifici, momenti di esaltazione e sberloni. Se non è il più bello, uno dei più inattesi. Milano, la grande rivale, continua a inserire elementi nel roster. E la Virtus? Lo asciuga: via Cacok, Visconti, Grazulis e Tucker. Sulla carta, anche un raffreddore, può mettere a nudo un organico limitato. In questa stagione, poi, la Virtus non si fa mancare nulla: da un’ulcera duodenale (Shengelia) a un trauma cranico (sempre il guerriero Toko), per chiudere con la notizia choc della leucemia mieloide di Achille Polonara. E ancora il tentativo di inserire, invano, Justin Holiday e l’ultimo ‘rattoppo’ Brandon Taylor. In uno dei momenti più duri, l’eliminazione dai quarti della Coppa Italia, l’uscita di Dusko Ivanovic: “Vinceremo lo scudetto”.

A proposito: Ivanovic al posto del dimissionario Luca Banchi a inizio dicembre e ulteriore scossone societario, all’inizio del 2025, con l’uscita di Luca Baraldi. Un mese dopo quelle parole profetiche – “Vinceremo lo scudetto” – ecco il -36 a Belgrado contro la Stella Rossa. Forse il momento più basso. Una squadra che sembra tutto fuorché un gruppo coeso. Da quel cazzotto, la Virtus cambia faccia. Ivanovic prende pieno possesso delle menti dei suoi ragazzi. E ridisegnato un muro sul quale scontrano, invano, Venezia, Milano e Brescia. Forse non lo scudetto più bello, ma il più voluto e meritato per quella famosa ‘svolta’ che ha ribaltato gli equilibri. Rifacendoci a un vecchio detto latino, opportunamente modificato: in alto stat Virtus.