Smart working, proroga al 30 giugno 2022. E dopo cosa succederà?

Il decreto legge approvato il Consiglio dei ministri ha spostato il termine, ma sul tavolo c'è il Testo unico (e il diritto alla disconnessione)

Una impiegata in smartworking

Una impiegata in smartworking

Milano - Ha coinvolto quasi 9 milioni di lavoratori in questi due anni di pandemia. E, secondo un sondaggio Swg, il 61% di chi ancora lo pratica ne dà un giudizio positivo. Parliamo dello smart working, o lavoro agile o telelavoro, insomma la modalità che, a seconda dell'azienda, si è trovata per far stare a casa i dipendenti e permettere comunque il prosieguo dell'attività lavorativa. Il termine di questa modalità era previsto per il 31 marzo, insieme alla fine dello stato di emergenza, ma il decreto legge approvato ieri in Consiglio dei ministri ha deciso di prorogalo fino al 30 giugno. E poi cosa succederà? Vediamo. 

Cosa dice il decreto del 17 marzo 2022

Il decreto approvato ieri in Cdm prevede che il 30 giugno (e non più il 31 marzo) terminino le modalità di smart working nell'ambito privato così come sono al momento concepite. In particolare, fino alla fine del mese di giugno ci sarà la possibilità di ricorrere al cosiddetto "lavoro agile" nel settore privato senza l'accordo individuale tra datore e lavoratore. Viene prorogato anche lo svolgimento del lavoro agile per i lavoratori fragili.

Cosa prevede il Testo unificato sulla modalità agile

Sembra evidente che comunque lo strumento dello smart working vada in qualche modo regolato, non potendosi più far finta che non sia successo nulla. E infatti il parlamento si sta muovendo. Il 16 marzo in Commissione Lavoro della Camera è stato proposto il Testo Unificato sulla modalità agile che presto dovrebbe cominciare il suo iter alla Camera. Al momento la materia è disciplinata dalla legge 81 del 2017, che stabilisce l’obbligo di accordo individuale tra azienda e lavoratore per quanto riguarda lo smart working. Non sarà più così: tra le novità ci sono il richiamo al contratto collettivo, incentivi dedicati alle imprese che investono in modalità di lavoro agile e il diritto alla disconnessione.

Il Testo unico prevederà dunque un maggior peso dato alla contrattazione collettiva per l’attività di smart working, che non andrà a sostituire l’accordo individuale, che anzi viene rafforzato con l’assistenza sindacale al lavoratore. Quello che i contratti collettivi andranno a disciplinare sono gli aspetti legati alla responsabilità del datore di lavoro e del lavoratore per quanto attiene alla sicurezza e al buon funzionamento degli strumenti tecnologici e il diritto alla priorità per i neo genitori (nei tre anni successivi alla conclusione del congedo di maternità e paternità), genitori di figli con disabilità; lavoratori portatori di handicap; lavoratori che svolgono funzione di care giver familiare. E ancora, la contrattazione collettiva disciplinerà anche l’equiparazione del lavoratore che svolge la propria attività in modalità agile con il personale operante in presenza; il diritto a usufruire delle ferie e dei permessi, con le modalità previste dalla legge e dai contratti collettivi; il diritto alla disconnessione. 

Per quanto riguarda il monte ore sarà obbligatoria una quota minima del 30 per cento da dedicare all’attività in modalità agile, al di sotto della quale non si rientrerà nella normativa.Sarà possibile in ogni caso ricorrere all'accordo individuale. 

Come detto, il Testo Unico prevede una serie di incentivi dedicati alle imprese che facilitano l’implementazione delle modalità di smart working come l'introduzione di un credito d’imposta per l’acquisto, entro due anni dall’entrata in vigore della disciplina, di strumenti informatici di ultima generazione destinati ad agevolare le attività da remoto. E ancora, riduzione dell’1 per cento sui premi assicurativi Inail. 

Il sondaggio Swg 

Il giudizio di chi ha sperimentato lo smart working nell'ultimo anno si divide tra una metà che lo ha ritenuto una grande occasione per migliorare la propria vita e un'altra che invece lo ha reputato, alla lunga, una costrizione a stare chiusi in casa. Fra chi lo pratica ancora, prevale, tuttavia, una valutazione più positiva (61%) del lavoro a distanza. E' quanto emerge da un sondaggio Swg.  Sul piano lavorativo, lo smart working ha avuto effetti ambivalenti: da una parte sembra aver peggiorato le relazioni interne, quelle fra colleghi in primis, e in qualche misura, anche con il proprio responsabile. Dall'altra, è opinione diffusa che questa modalità lavorativa abbia favorito la qualità dell'attività svolta e permesso di ottimizzare le tempistiche per attività ritenute poco utili.

Sul piano personale, il lavoro da remoto ha avuto conseguenze prevalentemente positive: ha soprattutto contribuito a facilitare la conciliazione vita-lavoro e la gestione dei propri figli.  Per una significativa quota di lavoratori ha migliorato le relazioni con i familiari conviventi e anche l'umore. Occorre segnalare, tuttavia, che per il 31% tale esperienza ha impattato negativamente sulla condizione psicofisica. Le donne sono risultate più sensibili al cambio di modalità di lavoro: tutti gli effetti dello smart working - sia positivi che negativi - si sono infatti rivelati più pronunciati nell'ambito femminile.