GIUSEPPE ERCOLI
Cronaca

Aggredì una poliziotta, incapace di intendere

Il 25enne le aveva causato l’amputazione di una falange di un dito dopo alcuni episodi di violenza: incidente probatorio sul giovane.

Il commissariato di San Benedetto

Il commissariato di San Benedetto

Per il perito del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ascoli, era incapace di intendere e di volere il 25enne originario del Gambia bloccato lo scorso 7 febbraio a San Benedetto dalla Polizia di Stato dopo una serie di episodi di violenza messi in atto contro agenti del commissariato e personale infermieristico dell’ospedale Madonna del Soccorso; il più grave di questi è il morso dato ad una poliziotta del commissariato rivierasco che le ha causato l’amputazione della falange del secondo dito della mano destra.

Il parere è stato espresso dalla dottoressa Paola Pomero che ha svolto l’accertamento peritale in incidente probatorio su incarico del giudice Barbara Caponetti. L’uomo è accusato di lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali aggravate e furto di un portafoglio denunciato il 7 febbraio scorso a Pesaro. Era stato fermato dalla Polizia Ferroviaria su un treno diretto alla stazione di Ascoli. Era privo di biglietto ed è stato fatto scendere alla stazione di San Benedetto e condotto in Commissariato per l’identificazione.

Qui ha tentato la fuga aggredendo gli agenti presenti con pugni e ginocchiate, per poi mordere la mano della poliziotta. Successivamente è stato accompagnato al pronto soccorso e qui ha aggredito un infermiere procurandogli escoriazioni ad una mano colpendo poi gli agenti del posto di polizia intervenuti per impedirgli di allontanarsi.

Il parere della dottoressa Pomaro non convince il segretario provinciale del sindacato autonomo degli agenti di polizia penitenziaria (Sap) Massimiliano d’Eramo. "Se tale diagnosi dovesse essere confermata, l’autore del fatto potrebbe evitare un processo penale, o comunque non essere ritenuto penalmente imputabile per i reati contestati. Pur senza volerci sostituire agli esperti incaricati, - sostiene d’Eramo - non possiamo ignorare che, da elementi oggettivi e documentati, anche attraverso immagini, emergano comportamenti che lasciano trasparire una condotta lucida e determinata fino al momento della reazione che ha portato al ferimento della collega".

Secondo il Sap, questo episodio mette in luce una questione particolarmente sensibile dell’ordinamento: il difficile equilibrio tra il diritto alla salute mentale, le garanzie dell’imputato e il bisogno di giustizia delle vittime. "L’istituto dell’incapacità penale rappresenta un principio fondamentale del diritto moderno, ma la sua applicazione concreta, specie in casi così gravi, richiede – conclude d’Eramo – richiede massima trasparenza, rigore e responsabilità".

Peppe Ercoli