LA SAMB A TESTA ALTA

I rossoblù se la giocano alla pari ma il Padova va avanti nei playoff

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(4-3-3): Minelli; Pelagatti, Kresic, Andelkovic, Baraye; Mandorlini (42’s.t. Castiglia), Hallfredsson, Ronaldo (31’s.t. Nunes); Nicastro (38’s.t. Fazzi), Litteri (1’s.t. Soleri), Gabionetta (38’s.t. Culina). A disp.: Galli, Capelli, Cherubin,, Piovanello, Buglio, Zecca, Rondanini, Pesenti All.: Mandorlini

SAMBENEDETTESE (4-3-3): Santurro; Rapisarda, Miceli, Biondi, Gemignani (40’s.t. Trillò); Gelonese (13’s.t. Angiulli), Rocchi, Frediani; Orlando (1’s.t. Volpicelli), Cernigoi, Di Massimo (22’s.t. Grandolfo). A disp.: Massolo, Fusco, Cenciarelli, Carillo, Di Pasquale, Malandruccolo, Panaioli, Rea. All.: Montero

Arbitro: Mario Vigile di Cosenza (Marco Trinchieri e Riccardo Vitali)

Note: si è giocato a porte chiuse a causa del Coronavirus e si è osservato un minuto di silenzio in onore delle vittime della pandemia. Al 47’s.t. espulso il diesse della Samb Fusco. Ammoniti: 43’ Di Massimo, 3’s.t. Miceli, 22’s.t. Volpicelli, 36’s.t. Soleri. Angoli 3-1. Recupero 0’, 5’

Non ha trovato soluzioni la Samb a Padova "y bueno" (direbbe Montero) se ne torna a casa per pensare alla prossima stagione. Per continuare a pensare a questa si sarebbe dovuto vincere ma una possibilità concreta non c’è mai stata. Non c’è stato il gioco, non ci sono stati episodi fortunati, non ci sono state giocate individuali. Certo il Padova, al contrario di Fabrizio Maramaldo, non ha "ucciso l’uomo morto" ma non aveva neppure motivo di farlo visto che aveva due risultati su tre a favore. Per cui all’Euganeo s’è vista una gara moscia, quasi priva d’emozioni, fortemente condizionata dal caldo e dai quasi quattro mesi di stop. Nei primi tredici minuti il Padova fa il vago, attende, gioca il pallone quando può e tiene principalmente il possesso. La Samb vorrebbe fare lo stesso ma il pallone s’impenna troppo di frequente, per cui a toccarlo più spesso sono Kresic per il Padova e Miceli per la Samb, 1,98 metri il primo, 1,86 metri il secondo. La partita langue: le squadre sono legate, ingobbite, sia fisicamente che per idee. Di conseguenza si resta a centrocampo, tra continui contrasti ed errori grossolani. In questa fase Di Massimo è l’uomo più in forma.

Ed è tutto dire vista la produzione: nella prima mezzora è l’unico che prova ad imbastire qualcosa, ossia un bel cross per Cernigoi (sul quale Kresic è decisivo nell’anticipo) e un tiro soffocato che poteva essere buono per il centravanti rossoblù. È una gran botta, invece, quella di Ronaldo, il cui destro termina sul fondo al 39esimo. Non c’è altro nel primo tempo e la ripresa vede Montero costretto a cambiare qualcosa: fuori Orlando e dentro Volpicelli. Dal punto di vista tattico non cambia nulla ma almeno i primi tre minuti del secondo tempo sono meno soporiferi.

Prima Frediani crossa basso per Cernigoi (la palla rimbalza tra gambe e, secondo i rossoblù, un braccio biancorosso), poi Pelagatti colpisce di testa: Santurro para centralmente. La Samb è più sveglia di prima: sulla destra Frediani manovra bene, s’accentra e appoggia su Rocchi che di prima serve Di Massimo: all’altezza del dischetto, il sette rossoblù incrocia di sinistro ciabattando. È l’azione più pulita del match, sciupata tecnicamente. Il Padova risponde con Halfredsson ed è sintomo che la gara stia salendo di ritmo: il destro dell’islandese finisce in curva. Sul fondo, invece, finisce la maggiore occasione dei padroni di casa quando Ronaldo crossa per Kresic, sul quale Miceli arriva in ritardo. Il centrale biancorosso, a due passi da Santurro, si divora il vantaggio. Nei minuti seguenti si rispolvera la sceneggiatura del primo tempo: cross sbilenchi e tanti errori in impostazione della Samb; conclusioni fuori del Padova. E conclusioni respinte da Santurro, che devia una botta quasi allo scadere, dopo più di 20’ di nulla.

S’arriva al triplice fischio stremati, con maglie che somigliano a sudari e un match che è stato un manifesto a favore di chi non voleva riprendesse il calcio dopo il lockdown. Una partita brutta, giocata senza pubblico. Un esordio dell’era Serafino che poteva essere migliore, seppure la sua prima Samb non ha sfigurato e quella vera sarà la prossima. Questa la si saluta con malinconia, dopo una stagione indecifrabile tra potenzialità inespresse e allenamenti in regime di pandemia.

Pierluigi Capriotti