CHIARA CARAVELLI E NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Anarchici: si apre il processo per il Tribolo. Ultimo atto in 20 anni di attentati

Sono quattordici gli imputati, tutti legati al circolo: per loro è caduta l’accusa di associazione terroristica

Vent’anni di fuoco anarchico, in una catena, mai interrotta, di attentati. Iniziati nel 2003, con le pentole esplosive di via dei Terribilia. E continuati fino a oggi, con gli attentati ai ripetitori, alle linee dell’alta velocità, alla Marr.

L'attentato anarchico ai ripetitori di Monte Donato a Bologna
L'attentato anarchico ai ripetitori di Monte Donato a Bologna

Un percorso mai concluso, intervallato da inchieste e processi. L’ultimo ad aprirsi è quello relativo all’operazione ‘Ritrovo’ del Ros, con l’udienza preliminare fissata davanti al gip Alberto Ziroldi il prossimo 10 gennaio. Quattordici gli imputati, tutti frequentatori del circolo Il Tribolo di via Donato Creti, che rispondono, a vario titolo, di istigazione a delinquere, danneggiamento a seguito di incendio e imbrattamento. Un’indagine coordinata dal pm Stefano Dambruoso che, a marzo 2020, aveva portato all’esecuzione di sette misure cautelari in carcere, quattro obblighi di firma e dimora e un obbligo di dimora, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo ed eversione. Un’accusa poi caduta, con il Riesame che aveva presto scarcerato i destinatari delle misure in carcere.

Tre anni dopo, uno solo di loro è ancora soggetto a una sorveglianza speciale. Per l’accusa, sarebbe stato lui, materialmente, ad appiccare il fuoco, la notte del 16 dicembre del 2018, ai ripetitori di Rai e reti locali a Monte Donato.

La linea del fuoco accompagna anche l’ultima inchiesta, sempre condotta dal Ros e coordinata dalla Dda, con il pm Antonello Gustapane, che vede diciannove anarchici indagati, undici dei quali anche per associazione con finalità di terrorismo ed eversione. La maggior parte di loro sono volti relativamente nuovi dell’area bolognese: un cambio della guardia, ma in continuità di ideali e azioni rispetto ai predecessori.

Dal 2003, quando la Cooperativa artigiana fuoco e affini ha fatto la sua comparsa in via dei Terribilia, gli anarchici bolognesi hanno sempre seguito la via battuta dalla Fai e dal suo leader Alfredo Cospito. Attraverso campagne portate avanti prima al Fuoriluogo di via San Vitale 80, sequestrato dalla polizia nel 2011; poi nella storica Aula C di Scienze politiche, dove gli anarchici, orfani del circolo, erano migrati. Infine al Tribolo.

L’Aula di palazzo Hercolani fu liberata dalla Digos l’11 maggio 2015; nel 2021, in primo grado, sette dei protagonisti di quell’occupazione sono stati condannati. Parallele a queste esperienze, sono sorte e sono state spente più occupazioni: in via di Saliceto, in via Paglietta, in via della Beverara, in via Zago, con lo stesso stabile, l’ex centro Cesare Ragazzi, occupato due volte, nel 2015 e nel 2022. Luoghi diversi, dove riunirsi per assemblee e momenti di socialità. E dove partorire iniziative, manifestazioni. E per gli inquirenti anche azioni sovversive ed attentati, come la bomba alla caserma dei carabinieri di Corticella, a novembre 2016.

Azioni che non si sono mai interrotte negli anni, portate avanti da nuove leve arrivate a prendere il posto dei ‘grandi vecchi’, ora in seconda fila, spettatori non silenziosi di campagne più o meno violente, più o meno accese. L’ultima, seppure sopita, ancora non si è spenta: Cospito è ancora al 41 bis. La stagione del fuoco non è destinata a estinguersi presto.