ANDREA ZANCHI
Cronaca

Arpad Weisz: dagli scudetti ad Auschwitz

La storia del grande allenatore, vincitore di tre trofei, di cui due con il Bologna: nel campo di sterminio nazista morì assieme a tutta la sua famiglia

Arpad Weisz (a sinistra) con Renato Dall'Ara (dietro di lui)

Arpad Weisz (a sinistra) con Renato Dall'Ara (dietro di lui)

Bologna, 29 gennaio 2024 – Certe vite, certe storie, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Sembrano sparire per sempre e poi all’improvviso riappaiono. E diventano patrimonio comune di tutta una comunità e di un’intera nazione. A volte anche di due o tre. È quello che è accaduto ad Arpad Weisz, grande allenatore di calcio degli anni ’30, vincitore di uno scudetto con l’Inter nel 1929-30 e poi di due consecutivi con il Bologna (1935-36 e 1936-37); nonché, sempre con i rossoblù, del trofeo dell’Expo di Parigi nel 1937 (battendo in finale il Chelsea per 4-1).

Weisz, la cui storia è al centro della puntata odierna del nostro podcast ‘il Resto di Bologna’, nel 1938 fu costretto ad abbandonare l’Italia in seguito all’entrata in vigore delle leggi razziali e trovò la morte, nel 1944, nel campo di concentramento di Auschwitz, dove in precedenza erano stati uccisi anche i suoi due figli e la moglie.

La figura e la storia di Weisz rimasero nell’oblio per più di sessant’anni, fino a quando nel 2007 il giornalista Matteo Marani non le riportò alla luce con il libro ‘Dallo scudetto ad Auschwitz’. Di chi fosse Weisz, dei suoi successi in ambito sportivo, della sua tragica fine e di come ne sia stata riscoperta la memoria nel corso degli ultimi anni, ne abbiamo parlato con il ricercatore dell’Istituto Parri, Filippo Mattia Ferrara.

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