CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Attivisti sul tetto del Comune di Bologna, tutti prosciolti

La protesta nell’ambito dello sgombero dell’immobile occupato in via Irnerio: reato in prescrizione per i 14 imputati. La vicenda è del 2016, scontri e tensioni

Gli attivisti sul tetto del Comune di Bologna, la vicenda risale al 2016

Gli attivisti sul tetto del Comune di Bologna, la vicenda risale al 2016

Bologna, 10 gennaio 2025 - Tutti prosciolti gli attivisti che erano saliti sul tetto del Comune di Bologna per sensibilizzare l'amministrazione e protestare contro lo sgombero di un immobile occupato in via Irnerio, di proprietà dell’Ausl, dove avevano trovato rifugio anche famiglie con bambini, che era stato sottoposto a sequestro.

La vicenda risale al 2016, quando il sindacato Asia-Usb aveva messo in atto una forte protesta. Reato prescritto per i 14 imputati, questa mattina davanti al Collegio dei giudici del Tribunale di Bologna. "Sono stati tutti assolti - commenta con soddisfazione l'avvocato Marina Prosperi -, avevano messo in atto un'occupazione simbolica del tetto del Comune, era stata contestata una resistenza in forma semplice. Questa storia poteva essere già chiusa anni fa e invece è stata trascinata davanti al Collegio, fino a oggi". L'udienza di questa mattina è stata seguita dall'avvocato Giulia Lonoce, collaboratrice dell'avvocato Prosperi.

Tra gli imputati figuravano anche Marta Collot (che è stata candidata alla carica di governatore dell'Emilia-Romagna con Potere al Popolo) e Federico Serra (anche lui candidato alla presidenza della Regione, con la Sinistra radicale).

I manifestanti erano saliti sul tetto che si affaccia sul cortile di Palazzo d'Accursio finché non avevano ottenuto un incontro con l'assessore Riccardo Malagoli. I manifestanti erano stati identificati dalla Digos e indagati.

Nell'ambito della stessa vicenda c'erano stati dei momenti di forte tensione e degli scontri, quando c'era stato il blitz della polizia nella palazzina occupata di via Irnerio, anche con dei feriti. I manifestanti si erano rifugiati nella chiesa all'angolo con via Mascarella, chiedendo aiuto a Monsignor Zuppi.