Le poliziotte Lgbtq in corteo: "Ora il confronto"

Dopo la bufera, in tre hanno sfilato con la maglia di ’Polis Aperta’: "Brutto sentirsi discriminate visto che già accade nel nostro lavoro"

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"Sono state ore particolari, ma anche positive. Per noi aprire dei confronti è sempre una grande possibilità anche se ci ha creato dei problemi pure a livello personale. Chiamiamola demoralizzazione, perché è stato brutto sentirsi discriminate. Già accade nei nostri ambiti lavorativi, poi anche dentro la comunita Lgbtqi... Non ce lo aspettavamo". Le poliziotte di Polis Aperta non hanno rinunciato a indossare la loro maglietta. Sembra la polo di una normale divisa, ma la scritta è quello che conta: "Diversamente uniformi", e il logo con l’arcobaleno. Erano in tre: Simonetta Moro, agente della polizia locale, Michela Pascali della polizia di Stato e Daisy Melli, oggi giornalista, in passato agente della municipale di Reggio Emilia.

Hanno sfilato al Rivolta Pride senza striscione, "per rispettare quanto deciso quest’anno dagli organizzatori", spiega Moro, che ha avuto modo di chiarirsi con la presidente del Cassero Arcigay, "una telefonata di un’ora con Camilla Ranauro, in cui ci siamo dette tante cose e posto le basi per un dialogo e una collaborazione futura. Loro riconoscono il valore di Polis Aperta, tutto il lavoro e la strada che abbiamo fatto fino ad oggi e noi riconosciamo che il tema della polizia deve essere comunque affrontato. Ci sono dei problemi che loro risentono e per quello che potremo siamo pronte a confrontarci e a certare di portare un cambiamento. Lo stiamo già facendo, ma c’è bisogno di conoscerci, conoscere le loro istanze e il lavoro che stiamo portando avanti noi e unire le forze".

Ma già la presenza delle rappresentanti di Polis Aperta al pride è stato sicuramente un segnale distensivo, dopo le polemiche degli scorsi giorni, con l’ala più radicale del movimento che avrebbe voluto escludere gli appartenenti alle forze dell’ordine dal corteo. "Non abbiamo portato bandiera, né striscioni, rispettando la volontà di chi giustamente e con fatica ha organizzato questo pride – ha detto ancora Pascali –. E con l’intento di mandare un messaggio: ritrovarci insieme, mettere a fattor comune anche le discrasie, farci conoscere e conoscere noi realtà che magari non conoscevamo profondamente come pensavamo. Per noi è per questo una grande possibilità, ne vogliamo vedere il lato positivo. Finalemente, un movimento che si può unire anche in questo senso".

n. t.

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