Processo Amato a Bologna, le amiche della moglie: “Il giorno della morte Giampaolo era strano. Isabella perseguitata dall’amante di lui”

Si è svolta un’altra udienza del processo all’ex medico accusato del duplice omicidio della moglie e della suocera. Tra le testimonianze in aula anche quella dell’ematologa Annarita Belardinelli e dell’avvocata Rosangela Di Nocco

Bologna, 16 aprile 2024 – Oggi è andata in scena una nuova udienza del processo all’ex medico Giampaolo Amato, accusato del duplice omicidio della moglie, la ginecologa Isabella Linsalata, e della suocera, Giulia Tateo. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe ucciso le due donne con un mix letale di farmaci, cioè Sevoflurano, un'anestetico e Midazolam, ovvero benzodiazepine. Tra i testimoni ascoltati anche Annarita Belardinelli, ematologa e amica di Isabella Linsalata, che ha rivelato un particolare del giorno della morte della donna, avvenuta il 31 ottobre 2021. 

Giampaolo Amato fuori dal tribunale in una foto di repertorio
Giampaolo Amato fuori dal tribunale in una foto di repertorio

Quel giorno “mi meravigliarono alcune cose – ha detto in aula Belardinelli –. Giampaolo disse che in casa c'erano degli avvoltoi da cui doveva difendersi. Io mi aspettavo che tutto fosse concentrato sulla morte di Isabella e non su altre cose. La mia sensazione fu questa, volevo solo sapere cosa fosse accaduto. Io ho parlato solo con Giampaolo quando sono arrivata a casa loro, e lui mi disse alcune parole sulle persone che erano sedute sul divano. Non mi ricordo chi fossero, erano due o tre donne”.

Belardinelli, davanti alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Pier Luigi Di Bari, ha ricordato anche che Amato le disse di voler cremare la moglie, "ma Isabella non aveva mai espresso queste intenzioni - ha detto la teste - e poi mi sembrava stridesse con la drammaticità del momento. Amato mi parlò della cremazione”.

La dottoressa ha inoltre confermato che Linsalata nel 2019 le disse che aveva scoperto la relazione extraconiugale del marito e che questo l'aveva sconvolta.

Durante l'udienza sono stati sentiti anche altri testi dell'accusa, tra questi il tenente colonnello Giada Furlan, comandante sezione chimica, esplosivi e infiammabili del Ris Parma. Furlan ha spiegato come sono state svolte le analisi sulla bottiglia prelevata e conservata dalla sorella di Linsalata nel 2019, dopo una cena al termine della quale la sorella si era sentita molto debole e stanca. Bottiglia analizzata poi il 5 marzo del 2022 e dalla quale emersero tracce di Midazolam.

Proprio la sera del 23 febbraio 2019 “eravamo a cena insieme e Isa mi disse che Giampaolo le aveva fatto un prelievo dolorosissimo. Lui invece disse che non era vero. Lei però era molto provata, non riusciva a tenere gli occhi aperti, non riusciva a tenere le posate, era molto assonnata. Faceva fatica a portare il cibo alla bocca”, ha detto Paola Nicoli, amica di Isabella Linsalata e Giampaolo Amato, e ascoltata anche lei davanti al giudice.

L’amante

Oggi in Corte d'Assise, ha testimoniato anche l'avvocata civilista Rosangela Di Nocco, amica di Isabella Linsalata. Di Nocco ha ripercorso il suo stretto rapporto con la vittima e ha raccontato che il 27 luglio del 2020 fece inviare da un collega avvocato, su richiesta di Isabella Linsalata, una lettera di diffida alla donna con cui Amato aveva una relazione e che da un po' di tempo contattava insistentemente sia la sua amica che la figlia. "Isabella mi disse che non ne poteva più, che la chiamava e mandava messaggi in continuazione anche alla figlia e che questo rasentava gli atti persecutori" ha testimoniato.

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