GILBERTO DONDI
Cronaca

Amato accusato di duplice omicidio, parte il processo. Il rebus dell’oculista divide Bologna: tanti indizi, manca la prova regina

Il medico, in cella da aprile, è accusato di aver ucciso moglie e suocera. Per la Procura il movente sono i soldi e la relazione con un ragazza. Per la difesa non c’è alcun omicidio

Il grande giallo, via al processo per l'ex medico della Virtus Giampaolo Amato accusato di duplice omicidio

Il grande giallo, via al processo per l'ex medico della Virtus Giampaolo Amato accusato di duplice omicidio

Bologna, 5 marzo 2024 – Il grande interrogativo: Giampaolo Amato è colpevole o innocente? Quello che si apre domani davanti alla Corte d’assise è uno dei processi più incerti e appassionanti mai celebrati a Bologna. Gli ingredienti del giallo ci sono tutti: un medico molto noto in città, anche perché è stato per anni nello staff della Virtus pallacanestro, accusato di aver ucciso la moglie Isabella Linsalata, anche lei medico, e la suocera Giulia Tateo, somministrando loro un mix letale di farmaci.

Un movente in chiaroscuro: per l’accusa è granitico, visto che Amato, 64 anni, voleva incassare l’eredità e vivere liberamente una relazione extraconiugale, mentre per la difesa è debole, se non inconsistente, poiché l’oculista non aveva bisogno di soldi e già frequentava senza problemi l’amante. Una storia che, in ogni suo aspetto, si può leggere in due modi.

A partire dai due (presunti) delitti: secondo gli avvocati dell’imputato, infatti, non si può nemmeno parlare di omicidi, perché le due donne, 62 e 87 anni, sarebbero morte per cause naturali. E su questo già si annuncia in aula una guerra di perizie.

Quel che è certo è che la vicenda ha sconvolto la cosiddetta ’Bologna bene’, dove la coppia era conosciuta e apprezzata, e diviso l’opinione pubblica in colpevolisti e innocentisti. Anche perché l’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Morena Plazzi e dal pm Domenico Ambrosino, può contare su un mare di indizi raccolti dai carabinieri, ma non ha una prova regina, una ’pistola fumante’ capace di inchiodare l’imputato.

Lui, Amato, è la figura enigmatica che, anche dopo le sentenze, continuerà a far discutere. Difeso dagli amici intimi, già condannato da una parte dei bolognesi, rimarrà per sempre l’uomo del mistero. Dal primo giorno si è sempre proclamato innocente: "Non le ho uccise, quando mi hanno arrestato sono stato privato di tutto". Non sarà facile per i giudici, togati e popolari, sciogliere questo rompicapo.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo al 31 ottobre 2021. Quel giorno Isabella viene trovata morta nel suo letto, nell’appartamento di via Bianconi, zona Murri, in cui vivono lei e il marito. All’apparenza sembra una morte naturale, ma la sorella, Anna Maria Linsalata, non crede a quella versione ed è proprio lei a far partire l’inchiesta.

Già, perché da tempo Isabella avvertiva strani malori e raccontava alla sorella di tisane dallo strano sapore amaro che gli preparava Amato. Non solo, nel 2019 si era sentita male dopo aver bevuto un bicchiere di vino. Ed ecco il colpo di scena: la sorella aveva conservato quella bottiglia, sospettando fin da allora qualcosa, e dopo la tragedia la consegna ai carabinieri. Le analisi sul vino e l’autopsia fanno il resto.

Nel corpo di Isabella vengono trovati Midazolam, una benzondiazepina, e Sevoflurano, un anestetico ospedaliero, farmaci di cui il medico aveva la disponibilità. Poi sorge un altro, atroce sospetto. Viene riesumato il corpo di Giulia Tateo, morta 22 giorni prima della figlia: anche nel suo corpo vengono trovate tracce degli stessi farmaci. Ad aprile 2023 Amato viene arrestato.

La sua posizione si aggrava anche perché viene a galla la relazione con l’amante (poi interrotta dalla ragazza) e la sua ossessione per lei. Non solo. Pure lo smartwatch lo accusa: i carabinieri, infatti, scoprono grazie alla geolocalizzazione che la notte in cui morì la suocera lui era salito per ben sette volte nel suo appartamento al piano di sopra.

E i suoi battiti erano accelerati. Amato invece aveva sempre detto di essere rimasto in casa. Poi salta fuori una chat sul web in cui il medico parlava di anestetici, fra cui il Sevoflurano. Tanti gravi indizi, appunto, ma non la prova schiacciante.

Ora la palla passa al tribunale. Sono una quarantina i testimoni citati dalle parti. Fra loro, l’ex amante e i figli di Amato. Questi ultimi non si sono costituiti parte civile contro il padre. Chi invece si è costituita è l’Ausl e, forse, lo farà anche il Comune.

Ultimo (sconcertante) dato: in aula non entreranno telecamere e fotografi. Per il presidente della corte, Pier Luigi Di Bari, non c’è "un interesse sociale". Un duplice femminicidio, secondo il giudice, non interessa alla società.