PAOLO ROSATO
Cronaca

Violenze sulle donne, Clancy: "Qui si fa prevenzione. Mapperemo le zone a rischio"

La vicesindaca: "Non sottovalutiamo il fenomeno, ma i numeri ci dicono che la città sa reagire". Arriva il questionario: "Lo distribuiremo da gennaio per capire la percezione su alcuni reati".

La vicesindaca di Bologna Emily Clancy: "Qui si fa prevenzione. Mapperemo le zone a rischio"

La vicesindaca di Bologna Emily Clancy: "Qui si fa prevenzione. Mapperemo le zone a rischio"

Bologna, 11 ottobre 2023 – "Distribuiremo un questionario alla popolazione, probabilmente all’inizio dell’anno prossimo, sulla percezione della sicurezza in particolare rivolto a reati come lo stalking, i maltrattamenti, le violenze di genere, i femminicidi. Con quei dati costruiremo una mappatura a uso interno. Stiamo intervenendo tempestivamente, e il dato di quell’indagine è chiaro: quando la violenza di genere si manifesta, Bologna reagisce". Sotto le Torri le donne denunciano. E’ questa la lettura che Palazzo d’Accursio fa dei numeri del quotidiano Sole 24Ore, che nella consueta e stonata ‘hit parade’ dei reati piazza al secondo posto Bologna per le violenze sulle donne. Ci si basa sulle denunce: un nuovo campanello d’allarme, dopo l’ultima tentata violenza in strada da parte di due minorenni e a un anno dalla morte di Alessandra Matteuzzi? L’analisi la compie Emily Clancy, che oltre a essere vicesindaca ha tra le sue deleghe quelle al contrasto alle discriminazioni, alla lotta alla violenza e alla tratta sulle donne e sui minori.

La vicesindaca di Bologna Emily Clancy: "Qui si fa prevenzione. Mapperemo le zone a rischio"
La vicesindaca di Bologna Emily Clancy: "Qui si fa prevenzione. Mapperemo le zone a rischio"

Preoccupata da quei numeri?

"E’ chiaro che non si sottovaluta mai un numero ingente di violenze di genere. Ma quei dati vanno anche letti con attenzione".

Ci spieghi.

"Emerge il fenomeno perché le donne denunciano. Per noi questo è un punto fondamentale. Sia per assicurare alla giustizia chi commette dei reati. Sia perché ci aiuta a costruire delle politiche di prevenzione. C’è un alto tasso di denuncia perché in questa terra, non solo la società, che è in prima linea, ma anche le istituzioni rispondono in maniera celere. Le donne si sentono sicure a denunciare perché esistono percorsi, anche grazie al lavoro fatto da operatrici dei centri anti-violenza, istituzioni e forze dell’ordine".

State intensificando il lavoro di prevenzione sul territorio?

"C’è un importante tavolo interistituzionale sul tema delle violenze di genere, che cura il Comune e che mette assieme tutti i mondi, dai servizi sociali fino alla Procura e all’Avvocatura".

Quanto volte si riunisce?

"Due volte l’anno. Lavoriamo tanto alla circolazione delle informazioni e all’educazione alle differenze. Ma abbiamo anche dei sottogruppi di lavoro che si riuniscono più frequentemente, penso per esempio alla formazione degli agenti di polizia da parte delle educatrici dei centri anti-violenza. Noi collaboriamo sia con le forze dell’ordine, sia con tutti i centri accreditati. Il messaggio è: non sei sola, puoi avere sia la tutela giudiziaria, sia psicologica".

A un anno dal delitto Matteuzzi qualcosa è cambiato?

"Negli ultimi anni c’è stata un rivoluzione culturale. Dal MeToo e da altri movimenti di massa, la decostruzione del patriarcato e il contrasto alla violenza di genere ormai permeano il dibattito. Il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine è fondamentale, ma non può bastare: serve una rivoluzione soprattutto culturale".

Lo disse il procuratore Amato.

"Esatto, raccontò come fossero aumentati i fascicoli per stalking. Il tema sta lì: la violenza di genere è una piramide e va combattuta a ogni strato, dalla base delle battute al bar fino alla punta dei femminicidi. Quei dati del Sole ci parlano però di un territorio, il nostro, che risponde. Abbiamo bisogno che la città si mobiliti, che non ci sia indifferenza. E’ positivo che il fenomeno affiori, c’è bisogno di un gran lavoro di emersione".

Il Comune finanzierà nuovi progetti di prevenzione?

"Detto del tavolo interistituzionale, attualmente finanziamo i centri anti-violenza e i percorsi di uscita dai comportamenti violenti degli uomini maltrattanti".

Quanti ce ne sono che stanno compiendo il percorso?

"Quelli che hanno contattato il centro Senza Violenza nel 2022 sono stati 141. In 56 hanno intrapreso il percorso, 31 sono stati inviati dall’autorità giudiziaria. E chi compie questi percorsi molto difficilmente ha recidive, nel 2022 ce n’è stata solo una. E poi dall’asssociazione Orlando alla Biblioteca delle donne, fino al lavoro continuo nelle scuole: ci siamo".

Andrete avanti con il progetto di mappare la città per individuare le zone più rischiose?

"Distribuiremo un questionario a breve, ma al tavolo ci sconsigliano di diffondere la mappa, per evitare ghettizzazioni. La utilizzeremo per distribuire meglio i servizi, di ascolto e contrasto. Tutti dati che saranno fondamentali per organizzare percorsi sicuri, pedibus notturni e altre iniziative di concerto con le associazioni"

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