Servillo: "La poesia, antidoto alla non vita"

L’attore e regista dal 10 gennaio all’Arena del Sole con ’Tre modi per non morire’, con testi di Montesano su Baudelaire, Dante e i Greci

Servillo: "La poesia, antidoto alla non vita"

Servillo: "La poesia, antidoto alla non vita"

Bologna, 6 gennaio 2024 – Uno spettacolo che è "un viaggio nella poesia come forma stessa della nostra vita, come antidoto alla paralisi del pensiero e alla non vita che tenta di ingoiarci nel quotidiano".

È Toni Servillo, protagonista di Tre modi per non morire. Baudelaire, Dante, i Greci, a consegnare l’essenza di questo prezioso lavoro che dal 10 al 14 gennaio vedremo all’Arena del Sole. Un viaggio in tre tappe, dunque, annodando testi e parole di Giuseppe Montesano, in una produzione targata Piccolo Teatro di Milano-Teatro Europa. Al centro della scena, solo, c’è l’attore e regista, amatissimo sul palcoscenico così come sul grande schermo. E proprio al cinema lo troviamo ora nel film di Stefano Sollima Adagio, in attesa di prossime uscite: Caracas di Marco D’Amore e Iddu, incentrato sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. "Mi piace mescolare il pubblico – riflette Servillo – conquistare soprattutto quello più giovane, che mi vede al cinema e che poi cerco di sorprendere a teatro, come faccio da anni. Penso a Elvira o La trilogia della villeggiatura".

Nello spettacolo come si legano diversi orizzonti poetici?

"Sono tenuti insieme da un testo che incornicia i versi di Dante, Baudelaire e i Greci, intesi come drammaturghi, poeti e filosofi, che Giuseppe Montesano ha scritto per me. I testi scelti rappresentano tre momenti culminanti in cui la poesia, attraverso questi grandi autori, ha messo in campo l’arte di non morire".

In che senso?

"Ci hanno insegnato a cercare la vita. E così si intrecciano fra di loro, in un viaggio a ritroso che parte dal poeta più vicino a noi, Baudelaire, passando attraverso Dante e, arrivando con i Greci, alle origini".

Partiamo da Baudelaire.

"Ci sono soprattutto passaggi dai Fiori del male, a Il mio cuore messo a nudo, a Lo spleen di Parigi. Montesano racconta come la bellezza combatta contro la depressione e l’ingiustizia".

E gli altri autori?

"In Dante la poesia è un’occasione di salvezza, mentre nei Greci la poesia e la filosofia hanno acceso in tempi lontani una visione che può immaginare il futuro. Sui Greci c’è particolare attenzione ai motivi che ce li rendono così cari in un teatro, visto che lo hanno inventato loro, per conoscere se stessi e trovare quel respiro per la mente che apre nuovi orizzonti".

La parte su Dante si concentra in particolare sugli ignavi. Un tema particolarmente adatto a questi tempi?

"È uno degli argomenti che toccano di più il pubblico di uno spettacolo che ormai ha avuto tante repliche in Italia e all’estero, fino a Tokyo. Montesano definisce questa scelta di non fare né il bene né il male una ’indifferenza impaurita’. È qualcosa che tocca un nervo molto scoperto dell’oggi".

Lei sarà solo in scena e ha detto che il "teatro deve ritrovare un suo spazio vuoto".

"Il teatro ha un’origine molto antica, nel suo modo di essere praticato in oriente, nella commedia nell’arte, nei riti medievali e rinascimentali: aveva una funzione rituale in cui l’attore, al centro, si faceva responsabile della parola, dell’argomento. Teneva come acceso un fuoco legato alla parola poetica e lo spettatore soffiava su questo fuoco, alimentandolo. Ho sentito questa necessità, in questo momento in cui siamo tutti più che mai smarriti, di evitare la rappresentazione ed entrare in una dimensione a tu per tu con il pubblico".

Lei è molto legato a Bologna, dove nel 2015 ha ricevuto una laurea honoris causa.

"Sono venuto a recitare tante volte e ho anche curato la regia di un Boris Gudonov al Comunale con la direzione di Daniele Gatti. A Bologna penso anche al rapporto con il disegnatore Igort con cui ho fatto 5 è il numero perfetto. E poi qui ho avuto incontri fondamentali per la mia formazione: sul palcoscenico, con Leo de Berardinis, mentre per l’università penso a Fabrizio Cruciani, alla grande stagione del Dams, a Claudio Meldolesi. E poi sono legato a Ivano Dionigi e Stefano Bonaga è un grande amico. Decisamente questa è una città con cui ho un rapporto fecondo".

E poi c’è il cinema.

"Sono legatissimo alla Cineteca e Gianluca Farinelli, sono venuto anche per l’apertura del Modernissimo: un’altra dimostrazione che questa è una città con un ventaglio di stimoli molto ampio e che sa che cinema e teatro possono essere avamposti della civiltà".

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