Fondazione Carisbo, partner cercasi per gestire l’eredità di Genus Bononiae

L’ente pubblica il bando per quattro edifici storici e sedi museali. Una svolta per rendere sostenibile un patrimonio inestimabile:. da Palazzo Fava a San Colombano. Escluso solo Palazzo Pepoli

Fondazione Carisbo. Partner cercasi per gestire l’eredità di Genus Bononiae

Fondazione Carisbo. Partner cercasi per gestire l’eredità di Genus Bononiae

Bologna, 14 febbraio 2024 – La Fondazione Carisbo cerca un partner per gestire il polo museale di Genus Bononiae. L’avviso del bando – che riguarda quattro immobili prestigiosi: Palazzo Fava, San Colombano, Santa Maria della Vita e San Giorgio in Poggiale (resta escluso solo Palazzo Pepoli, dove ha sede il Museo della storia di Bologna) – è stato pubblicato lunedì sul sito della Fondazione. Le manifestazioni di interesse vanno presentate via Pec entro le ore 18 del 13 marzo. Una vera e propria svolta: i tempi sono stretti ma, visto il patrimonio in ballo, si può pensare che ci possa essere già almeno un soggetto interessato a partecipare.

Il progetto iniziale

Il progetto Genus Bononiae, nei primi anni Duemila, ha riportato agli antichi fasti edifici storici, creando poi un polo museale, con un’offerta di eventi destinati a un pubblico trasversale e insieme centro di studio, ricerca, catalogazione e conservazione del patrimonio di memoria di Bologna. Il polo "è oggi un punto di riferimento sia per i cittadini bolognesi, sia per i visitatori che vogliano scoprire l’anima di Bologna e dei suoi abitanti", sottolineano nel bando.

Un’eredità pesante

Non è un mistero, però, che, a distanza di venti anni circa dall’avvio del progetto, i costi da sostenere siano lievitati molto e siano stati oggetti di dibattito, anche acceso, in occasione delle assemblee della Fondazione stessa. Ora, a cinque mesi dall’insediamento della presidente della Fondazione, Patrizia Pasini, prima donna al vertice dell’istituzione, arriva una decisione forte: "In considerazione della valenza identitaria e socioculturale del polo – si legge ancora nel sito – la Fondazione intende avvalersi di un soggetto privato specializzato a cui affidare la gestione, con l’obiettivo di valorizzarne le potenzialità nazionali e internazionali". Dunque, non si tratta certo di una dismissione – sottolineano da Casa Saraceni – ma del tentativo di rendere sostenibile la gestione di questi prestigiosi immobili.

Cosa va a bando

Quattro, si diceva, i siti museali compresi nel bando: Palazzo Fava, con l’esordio artistico dei Carracci e luogo di esposizioni di grande valore artistico e culturale, San Colombano, dedicato alla Collezione Tagliavini (prestigiosa raccolta di strumenti musicali antichi) e sede di stagioni concertistiche di rilievo, Santa Maria della Vita, chiesa che ospita il Compianto sul Cristo Morto di Niccolò dell’Arca, e il realtivo oratorio, adatto amostre temporanee ed eventi, e infine San Giorgio in Poggiale, adibita a Biblioteca di Arte e Storia, con un servizio di consultazione e prestito di libri.

Requisiti stringenti 

Il partner cercato dalla Fondazione, va da sè, dovrà avere tutta una serie di requisiti per partecipare. Spicca, in particolare "aver conseguito un fatturato minimo di 15 milioni di euro nel quinquennio 2018-2022", oltre alla "comprovata esperienza nell’ambito di gestione dei servizi museali e nella produzione di mostre ed eventi".

Durata e contributi

La durata della gestione messa a bando è di quattro anni, rinnovabili per altri quattro. Il concessionario potrà godere di un contributo come concorso per le spese relative ai quattro siti museali: si parte da 1,5 milioni di euro, il primo anno, per scendere a un milione, il quarto anno. Gli incassi relativi alle attività in gestione andranno al vincitore del bando, salvo il pagamento in favore della Fondazione del 5 per cento degli incassi relativi a biglietterie e visite guidate, "quale controprestazione del diritto a erogare i servizi stessi". Gli indirizzi del programma culturale dovranno essere concordati con la Fondazione.

Il personale

Una clausola importante riguarda il personale che lavora in Genus Bononiae – Musei della città Srl: dovrà essere assorbito dal nuovo gestore, garantendo l’applicazione dei contratti nazionali di settore. Il costo degli stipendi ammonta a 550.000 euro. Anche il contratto con la cooperativa che impiega personale svantaggiato nelle biglietterie e nei bookshop dovrà essere mantenuto, con un costo annuo di 550.000.

La manutenzione

Della gestione (pulizia, utenze gas ed elettricità, manutenzione ordinaria, ecc), in pratica solo la manutenzione straordinaria resterà a carico della Fondazione.

I dettagli tecnici

Il punteggio assegnato dal bando dipenderà per l’80 per cento dall’offerta tecnica e dal 20 per cento da quella economica. In particolare, la proposta culturale dovrà essere articolata su tutta la durata della convenzione e su tutte le sedi, ma è richiesta l’indicazione di un evento espositivo da allestire in autunno a Palazzo Fava. Bisognerà poi garantire un numero minimo di giorni di apertura (San Colombano, 5 giorni su 7, mentre Palazzo Fava e Santa Maria della Vita almeno 200 giorni l’anno).

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