Dagli Usa alla C2: la favola Boca al capolinea

Club fondato nel ’66 da Ezio Magri, l’acronimo sta per Bolognina-Casaralta. "Vincemmo un torneo a Saint Louis. Poi tanti gemellaggi".

di Francesco Zuppiroli

C’era una volta il Boca. C’era una volta il 1966. Quando in una porzione di periferia ai piedi di Bologna, fra Bolognina e Casaralta, il più classico dei gruppi di amici al bar decideva di dare vita a una passione. Quella per il calcio. La passione che portò il fondatore Ezio Magri ad aprire le porte del Bo.Ca. Boca non è che l’acronimo che unisce le iniziali di Bolognina e Casaralta. Oggi è il 2020. Il Coronavirus ha sconquassato la normalità e, in quella porzione di periferia ai piedi di Bologna, il Boca non c’è più. Sono 54 gli anni di storia in cui il Boca ha scritto una parte importante del calcio bolognese, con i successi, le promozioni, i gemellaggi, ma anche le retrocessioni, le sfortune, i lutti.

"Ah gli anni del grande Boca". Cominciano tutti così, i ricordi delle persone che gli anni del "grande Boca" li hanno vissuti sulla propria pelle. E che anni.

"Ho avuto la fortuna di lavorare e divertirmi – racconta il fondatore Ezio Magri, 86 anni –. Per me il calcio è una bellissima malattia e nel Boca, assieme agli amici del bar abbiamo vissuto questa malattia tutti in paradiso".

"Siamo stati in America – è la prima cosa che Ezio rivanga –! A un torneo a St. Louis, nel Missouri, E abbiamo pure vinto".

D’altronde, il Boca l’abitudine a viaggiare l’ha sempre avuta. Un’emigrazione costante, sempre in trasferta, era nel Dna dei ‘giallorossi’, protagonisti di tantissimi gemellaggi.

"Magri è sempre stato attento nel trovare collaborazioni – aggiunge Giorgio Cantelli, figura chiave della dirigenza nel Boca che fu –. C’erano ambizione, voglia di reperire risorse per scalare le classifiche e fare promozioni".

Il Boca ha iniziato dal fondo, dagli amatori. "Poiché nient’altro che amatori eravamo", come ricorda Magri. Amatori sì, poi col tempo la Terza Categoria. Seconda. Prima. Promozione. "Negli anni Settanta e Ottanta non esisteva l’Eccellenza – così Cantelli –, e dopo un gemellaggio con Budrio passammo in D". Questa una delle prime collaborazioni di una diaspora che non si sarebbe più fermata.

"Il primo anno in D retrocedemmo e dopo esserci staccati da Budrio, ricominciammo dalla Promozione, di nuovo a Bologna. Poi, con l’avvento dell’Eccellenza, decidemmo di unirci a Granarolo, sul finire degli anni Novanta, e in due stagioni, nel 2001, fu di nuovo serie D".

Scorrono con la romantica malinconia di un film d’epoca le parole nel racconto di Cantelli, che sottolinea come: "Gli anni migliori il Boca li abbia vissuti sotto la guida del presidente Vittorio Govoni. Siamo passati alla storia a Bologna per le tantissime fusioni che abbiamo fatto, fino a quella con il Felsina San Lazzaro del 2002, che ci portò in C2 nel 20062007".

Un acme storico dopo cui iniziò un nuovo corso, con l’abbandono della prima squadra e la concentrazione sul settore giovanile. Il Boca vive ancora. Nelle storie dei protagonisti che hanno indossato quelle righe gialle e rosse. Come Fabio Bazzani, che nel Boca giocò dal 1994 al 1996.

E poi Riccardo Bariselli "indimenticato e uno dei più promettenti", lo ricorda Cantelli. Un "bravo ragazzo", che morì a 21 anni nel 2002 in un incidente sulla tangenziale.

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