Erika, meta vincente al parlamento islandese

La bolognese Morri sarà a Reykyavik dall’8 novembre per parlare dell’importanza della sua disciplina: "Chi semina sport raccoglie futuro"

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di Alessandro Gallo

Per lei, il rugby, è una sorta di terra promessa, che le permetterà di parlare del suo sport anche in parlamento (quello islandese). La lei in questione è Erika Morri, 12 anni nella nazionale italiana di rugby con 19 presenze e pure la partecipazione al primo mondiale nel 1991 (in totale due rassegne iridate e 7 Europei). Erika, laureata in Scienze Politiche e formatrice aziendale nella quotidianità, non ha mai dimenticato che il rugby (aveva iniziato con l’atletica e il giavellotto) è stato l’amore che le ha cambiato la vita.

E con il rugby continua a portare avanti i suoi messaggi di integrazione e parità di genere.

Per questo in occasione dei campionati del mondo di rugby (sta commentando alcune partite per Sky) ha realizzato 35 interviste che saranno riproposte durante la rassegna iridata fino al 12 novembre. Interviste ad altrettante donne, di culture diverse – Laos, India, Trinidad e Tobago, Norvegia, Danimarca, Croazia, Estonia, Egitto Zimbabwe – per dimostrare come lo sport e il rugby possano aiutare le donne, per fornire una base più solida alle bambine che crescono facendo sport. Le interviste possono essere viste anche su rugby channel e su youtube "womensrugbylandoffreedom"

"L’idea – racconta Erika, che ha ricoperto in passato ruoli federali, nazionali e regionali – è nata dal ricco confronto di quando facevo parte del Comitato per lo sviluppo del rugby femminile in Europa. E la Coppa del Mondo, che si sta disputando in Nuova Zelanda è l’occasione migliore per mostrare a tutti quanto questo sport possa cambiare la vita".

In meglio, è chiaro. E il messaggio di Erika è piaciuto a tal punto che il parlamento islandese l’ha invitata per parlare – a Reykyavik, dall’8 all’11 novembre –, della sua esperienza, del suo sogno, nel contesto di un evento organizzato da Women Political Leaders.

"Chi semina sport raccoglie futuro – sottolinea Morri – attraverso queste chiacchierate, con taglio doppio, dimostriamo quanto lo sport possa essere importante, ma anche e soprattutto nel cambiare la nostra attitudine". Nella rete internazionale di "Wo*men’s rugby land of freedom", anche rugbiste egiziane, siriane e iraniane. Il progetto di Erika intende raggiungere, tramite lo sport, quattro obiettivi (Sdg’s) che fanno parte dell’agenda 2030 dell’Onu.

"Credo – insiste Erika – che tramite lo sport si possano raggiungere almeno quattro obiettivi. La salute, un’istruzione di qualità, la pace e l’equità. E’ per questo motivo che vogliamo proseguire". Cita Platone, Erika. "Perché sosteneva che gli spartani sarebbero stati degli ottimi governatori perché all’interno di un esercito si è abituati a stare insieme e a negoziare".

Un mondo migliore visto con l’ottica di un pallone ovale. Erika, che ha fondato l’associazione "Wo*men’s rugby land of freedom" (il sito di competenza è www.womensrugbylandoffredom.com) continua a battersi per questi valori. E intanto lo racconterà al parlamento islandese, perché il suo entusiasmo è contagioso.

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