FEDERICA ORLANDI E PIERLUIGI TROMBETTA
Cronaca

Vigile uccisa dal collega in centrale ad Anzola. L’ex comandante: "C’è stata una colluttazione"

L’agente, accusato di omicidio volontario e ora in carcere, ha cambiato versione. Aveva riferito di un colpo partito mentre puliva la pistola. Oggi l’interrogatorio. La comandante: "Lui ha incarichi amministrativi, non deve portare l’arma in ufficio"

Bologna, 18 maggio 2024 – Quella pistola d’ordinanza, sul tavolo di Giampiero Gualandi, il vigile urbano di 63 anni accusato di avere ucciso con un colpo d’arma da fuoco al viso la collega Sofia Stefani, 33, giovedì pomeriggio nella sede del comando della polizia locale di Anzola dell’Emilia (Bologna), non doveva esserci.

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Ad affermarlo è la comandante della polizia locale di Anzola e Sala Bolognese, Silvia Fiorini: "Quando si hanno incarichi amministrativi, come nel caso di Gualandi, la pistola non si porta in ufficio, perché non si deve prestare servizio armato. Per ritirarla ci sono procedure apposite e c’è un locale predisposto alla loro custodia".

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Sofia Stefani aveva 33 anni: dedicava il suo tempo libero allo sport (praticava pattinaggio) e all’impegno nel sociale
Sofia Stefani aveva 33 anni: dedicava il suo tempo libero allo sport (praticava pattinaggio) e all’impegno nel sociale

Dall’altra notte, dopo che si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai carabinieri della Compagnia di Borgo Panigale e del Nucleo investigativo e al pm Stefano Dambruoso, Gualandi è in stato di fermo, nel carcere della Dozza. È accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal legame affettivo con la vittima: tra i due infatti ci sarebbe stata una relazione amorosa, raccontata dallo stesso indagato e confermata da diversi testimoni. Il vigile oggi affronterà l’udienza di convalida del fermo e, assistito dall’avvocato Claudio Benenati, illustrerà la propria verità.

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Cosa è accaduto, dunque, tra le mura della ’Casa gialla’ nel cuore del comune di Anzola? L’indagato ribadisce a gran voce il tragico incidente. Versione che si arricchisce pure di un dettaglio: lo sparo definito accidentale sarebbe avvenuto al culmine di una colluttazione tra i due. L’arma, carica, si sarebbe trovata sulla scrivania dell’ufficio del poliziotto, dopo la pulizia, non durante. Giampiero e Sofia avrebbero discusso perché – riferisce sempre lui – la ragazza non si rassegnava alla fine della loro relazione. E la lite sarebbe degenerata. Fino allo scontro che avrebbe coinvolto l’arma da cui sarebbe stato esploso, "per errore", il colpo. Il proiettile ha centrato in pieno viso la vigilessa, senza lasciarle scampo. Questo Gualandi ha raccontato ai carabinieri, nell’immediatezza dell’accaduto e in brevi dichiarazioni spontanee rese più tardi in caserma, anche se in via non ufficiale dato che si è poi appunto avvalso della facoltà di non rispondere.

L’ex comandante dei vigili urbani di Anzola Giampiero Gualandi, 63 anni
L’ex comandante dei vigili urbani di Anzola Giampiero Gualandi, 63 anni

“Il mio assistito aveva l’arma sulla scrivania, accanto al kit per la pulizia, perché proprio in questi giorni scadevano i sei mesi dall’ultima esercitazione al poligono di tiro e, come previsto dai regolamenti della polizia locale, doveva rifarla – spiega il suo avvocato, Benenati –. Aveva ritirato la pistola in armeria per sistemarla, dopo che l’ultima volta si era inceppata. Non era solo, era andato a prenderla con un collega. Il loro responsabile era informato". E continua, "non si aspettava la visita della ragazza, tant’è che non gli è contestata la premeditazione".

Secondo alcune testimonianze, però, Gualandi sarebbe andato a prendere l’arma appena mezz’ora prima dell’arrivo di Sofia. Dai tabulati dei cellulari risulterebbe almeno un contatto tra i due prima della visita, in cui verosimilmente lei l’avvisava del proprio arrivo. Ora, è da capire se sia successo prima o dopo il viaggio in armeria. L’avvocato Benenati non ha dubbi: "Non si tratta di femminicidio. Il mio assistito non aveva alcun movente, perché uccidere una ragazza che era stato lui a lasciare?". Ma queste versioni hanno tutt’altro che convinto gli investigatori, che hanno perciò ritenuto di contestare al sessantatreenne l’omicidio volontario e di procedere al fermo, riscontrando "gravi indizi di colpevolezza" a suo carico.

Per fare luce sull’esatta dinamica dell’accaduto e valutare la veridicità delle affermazioni rese, infine, la Procura disporrà l’autopsia sul corpo della ragazza; i cellulari di entrambi saranno vagliati da consulenti informatici. Al momento, invece, non sarebbe sul piatto una perizia balistica, che però non si esclude del tutto.