Fortunato, una storia che si colora di rosa

Lorenzo, 25 anni, debutta domani. "Finalmente corro il Giro d’Italia". L’ultimo bolognese al via era stato il suo procuratore Mazzanti nel 2012

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di Angelo Costa

Dopo nove anni c’è un bolognese al Giro d’Italia: è Lorenzo Fortunato, viene da Castel de’ Britti, è laureato in scienze motorie e compirà 25 anni proprio sulle strade rosa, il 9 maggio. E’ al terzo anno tra i professionisti e raccoglie l’eredità di Luca Mazzanti ("un secondo padre, non solo il mio procuratore", dice lui), che di Giri ne ha corsi tredici fra il 1997 e il 2012, finendone undici e vincendo anche una tappa, nel 2005 a Frosinone, quando Paolo Bettini venne squalificato per aver spedito uno dei compagni di fuga oltre i cartelloni pubblicitari durante lo sprint.

Poter benedire il debutto rosa di Fortunato, da quest’anno con la neonata Eolo di Basso e Contador, per lui è una soddisfazione simile a quelle che provava da corridore nei giorni migliori.

Fortunato, la prima volta che ha sognato di correre il Giro?

"Nel 2006, quando ho iniziato a correre: mio papà Marco mi portò a vedere la tappa che passava vicino casa (la Busseto-Forlì, ndr), pensai che un giorno sarebbe stato bello far parte di quel gruppo".

La prima volta che ha sperato di essere al via?

"L’anno scorso. Mi sentivo pronto, venivo da tre settimane di lavoro in quota a Livigno, ma all’ultimo la mia squadra (la Vini Zabù, ndr) mi lasciò a casa. Ero più convinto di correrlo allora che quest’anno".

Perché?

"Era la sensazione del momento, forse perché corsa dopo corsa mi sentivo meglio. Quest’anno non sono partito col pensiero fisso di fare il Giro, ma solo di andar forte. Mi ha aiutato anche la squadra, ho tecnici come Yates, Hernandez e Zanatta che mi hanno fatto capire cosa sia giusto fare e cosa non fare".

Con che spirito affronta il suo primo Giro?

"Col morale alto: il Giro delle Asturie (chiuso da miglior italiano al tredicesimo posto, ndr) mi ha dato la convinzione di star bene, soprattutto in salita. Poi sono il primo a sapere che mi aspetta una corsa di livello decisamente diverso".

Che squadra è la Eolo Kometa che vedremo al Giro?

"Garibaldina, votata all’attacco. Dovremo entrare nelle fughe, se ci scappasse una vittoria di tappa sarebbe un grande risultato".

Undici giorni di gara: che stagione è stata finora la sua?

"Ricca e istruttiva. Ho fatto 65 giorni di ritiro, soprattutto in Spagna, dove Contador è uscito spesso con noi in bici. Con lui c’è Ivan Basso: da campioni di questo calibro si impara anche solo sentendoli parlare".

Dopo due stagioni da professionista cosa ha capito?

"Che si impara sempre e che per andar forte bisogna curare anche le virgole. In allenamento non devi trascurare alcun dettaglio: sulla Sierra Nevada ho lavorato sulla potenza e soprattutto sul peso e i frutti cominciano a vedersi, ultimamente mi sembra di aver cambiato marcia".

E’ il primo bolognese al Giro dopo Mazzanti: che effetto le fa?

"Veramente è più emozionato e felice lui di me. E’ la persona che mi sta più vicina, ogni giorno sento più lui della mia fidanzata…".

Dov’era quando Mazzanti nel 1997 debuttava al Giro?

"Credo in passeggino".

E nel 2005 quando vinceva la tappa di Frosinone?

"Giocavo a calcio nei ragazzi del San Lazzaro".

E nel 2012 quando ha corso il Giro per l’ultima volta?

"Ero ciclista, categoria Allievi. E vincevo tanto".

Fortunato, a fine Giro sarà contento se…

"Se in salita, nelle tappe dure, arriverò bene. Per me è tutto un’incognita, soprattutto la terza settimana: sono curioso di scoprire come ci arriverò".

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