
"E anche il tempo va, fino a quando innanzi a noi si profila una linea d’ombra ad avvertirci che bisogna...
"E anche il tempo va, fino a quando innanzi a noi si profila una linea d’ombra ad avvertirci che bisogna ... lasciare". L’incipit mutuato da "La linea d’ombra" (Joseph Conrad) ben s’addice con l’addio da parte della famiglia Bracciaroli al Caffè Centrale (già Caffè del Teatro) di Mercato Saraceno. Dopo oltre un secolo di gestione, Bruno Bracciaroli e l’inseparabile consorte Patrizia il 31 dicembre chiuderanno i battenti di quella porta aperta nel 1822 con il primo ’caffettiere’ Giovanni Mazzotti, soprannominato Palmieri. Poi il locale nel tempo cambiò denominazione, da Caffè Comunale a Caffè Centrale, gestito ininterrottamente - a partire dal 1923 - dalla famiglia Bracciaroli. Da allora attorno al bancone per il rito del caffè si sono alternate tre generazioni: Emilio, il capostipite (soprannominato Butironi), poi il figlio Renzo e la moglie Rosanna (Rosi), e il nipote Bruno con la moglie Patrizia. La festa d’addio dello scorso sabato è stata un evento memorabile, ricco di emozioni e di significative testimonianze di affetto e riconoscenza da parte dei mercatesi e non solo. Non si sa se in futuro qualcuno rileverà il locale, ma in ogni caso non sarà più lo stesso Caffè Centrale con tutte le sue collezioni di pregio. La targa ricordo del presidente di Confcommercio cesenate Augusto Patrignani, ha sottolineato l’importanza e l’impatto che ha avuto non solo nel tessuto economico locale, ma anche nella vita sociale della comunità. L’evento ha rappresentato non solo un saluto, ma anche un riconoscimento collettivo per una storia familiare, quella dei Bracciaroli, che ha lasciato un segno profondo nella mente e nel cuore di tutti. Ha mantenuto fino all’ultimo la sua caratteristica di Caffè - e non quelli definiti ’i frettolosi bar del giorno d’oggi’ - luogo ove avvenivano incontri per le partite a carte, le dispute culturali, politiche, sociali, sportive mantenendo salde le radici nell’accompagnare i momenti di svago e di serenità di tante generazioni di mercatesi.
Edoardo Turci