ANDREA
Cronaca

I fregi svelati, iniziazione alla bellezza

Andrea

Alessandrini

Basta non sporgerti: era il telegrafico Dpcm della mamma, che aveva un negozio di maglieria sotto il porticato in piazza del Popolo, quando le dicevo che ’andavo alla fontana. In realtà già alto a sufficienza per tuffarmi, verso la fine degli anni ’60, altro che che sporgermi: ma sono dettagli. Attraversavo la piazza, allora aperta al traffico, mi intrufolavo tra le auto parcheggiate che imprigionavano il monumento, e poi giocavo a soldatini sulla balaustra (salendoci con i piedi mi fu detto che sarei finito in riformatorio). Qualche generale nordista cadde anche nella vasca, che per me era il mare. Poi le correvo attorno, proseguendo sulla scala del ‘Nuti’, verso l’invalicabile Porta Montanara, colonne d’Ercole dell’infanzia.

A svelarmi l’incanto dei fregi fu l’insegnante di Disegno di scuola media, in una iniziatica lezione ’en plein air’: fu come vederli scaturire dalle mani dei creatori. "Se la definite scultura vi metto quattro sul registro: è un’opera architettonica! Chiudete gli occhi: li vedete gli scalpellini che eseguono il progetto del Masini?". E nelle estati senza vacanze, ai compagni di classe inviavo la cartolina della fontana Masini, comprata dalla tabaccaia.

Il punto è che per noi cesenati poterne fruire è una delle cose belle della vita, e anche solo lambendo piazza del Popolo, la testa si gira a guardarla, per un amorevole riflesso condizionato.

Sugli usi impropri della fontana abbiamo scritto tutta la settimana, dopo l’ormai famosa arrampicata. Negli archivi e sui social sfilano foto di assembramenti, non attorno, ma sopra di essa anche nel passato, e pure durante manifestazioni pubbliche e proteste sindacali. La tutela dei beni artistici, d’altra parte, si è consolidata nel tempo sino a diventare un caposaldo del vivere civile. Come proteggere la fontana da chi ha coscienza civica labile? Non con la cancellata: protezione leggera, più sorveglianza, telecamere e sanzioni certe per chi non fruisce, ma ferisce. E storia dell’arte in tutte le scuole per educare alla bellezza che può salvare il mondo, ma solo se viene riconosciuta e amata.