
L’introduzione dell’apparecchiatura ha scatenato casi analoghi a quelli dell’autovelox
L’apparecchiatura ‘Scout speed’ è al centro di polemiche e ricorsi legali fin dalla sua introduzione. Il decreto ministeriale che ne ha autorizzato l’impiego lo ha infatti esonerato dall’obbligo di segnalazione previsto per gli autovelox – essendo in sostanza un autovelox montato su quattro ruote – ma i contrari al suo utilizzo fanno riferimento a una sentenza della Cassazione del 2022 che prescriverebbe l’obbligo di segnalazione anche per ‘Scout speed’. Una misura che ovviamente appare come paradossale per uno strumento ’in movimento’ nel traffico urbano.
Tra l’altro lo ‘Scout speed’ ha una vasta gamma potenziale di impieghi: essendo montato sullo specchietto retrovisore di ‘auto civetta’ della polizia, può effettuare rilevamenti a 360° individuando non solo il superamento dei limiti di velocità in entrambi i sensi di marcia, anche a distanze elevate, ma anche la regolarità dei documenti del proprietario dell’automobile (ad esempio assicurazione e revisione) e i veicoli che infrangono il divieto di sosta. Sfruttando la tecnologia ad infrarossi, può essere utilizzato anche di notte.
Una sentenza del giudice di pace di Reggio Emilia del 2016 prescrive che in caso di rilevazione del superamento dei limiti di velocità, la contravvenzione debba essere contestata immediatamente. Altra materia di ricorsi e polemiche, come per gli autovelox ‘normali’, è l’obbligo di taratura e omologazione per lo ‘Scout speed’.