
di Paolo Morelli
Dalla Procura della Repubblica di Forlì a quella del Tribunale per i minorenni di Bologna. Il sostituto procuratore Filippo Santangelo conclude in modo brusco la sua permanenza presso la procura forlivese che durava da trent’anni, con una parentesi dal 1995 al 1999, a Grosseto. Il trasferimento di Santangelo (con effetto immediato) è stato deciso mercoledì scorso dal plenum del Consiglio superiore della magistratura nell’ambito di un procedimento disciplinare per incompatibilità ambientale e funzionale che in precedenza era stato trattato da prima, terza e quinta commissione. A chiedere il trasferimento in via preventiva, per evitare il trasferimento coatto, è stato lo stesso Santangelo, al quale era già stata rifiutata la proposta di trasferimento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna. La registrazione della seduta del Csm è stata pubblicata da Radio Radicale e subito ripresa dal sito Antimafia Duemila con un articolo di Giorgio Bongiovanni e Luca Grossi intitolato ‘Il Csm vota a favore di un magistrato ex sodale di Palamara’. Nell’articolo c’è ampio spazio e per l’intervento davanti al Csm del componente Nino Di Matteo, magistrato antimafia di Palermo, fortemente critico con l’approvazione a maggioranza (15 voti a favore, 5 contrari e 3 astensioni) della richiesta di trasferimento di Santangelo. Il procedimento disciplinare nei confronti di Filippo Santangelo parte dall’acquisizione da parte della stessa Procura forlivese del contenuto della memoria di un telefono cellulare dell’imprenditore Gianluca Pini, già parlamentare della Lega.
Pini è indagato in un’inchiesta sulla fornitura di mascherine alla pubblica amministrazione condotta dallo stesso Santangelo, il quale nel 2018 e 2019 avrebbe interloquito con Luca Palamara, già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, accusato di condizionare l’operato del Csm e radiato dalla magistratura poco più di un anno fa’ per ottenere notizie sui procedimenti e appoggi per concorrere a posizioni direttive e semi direttive in diverse sedi giudiziarie. Successivamente si è rivolto con analoghe richieste (che risulterebbero da messaggi Whatsapp) a Gianluca Pini che gli avrebbe fornito indicazioni sui lavori della quinta commissione del Csm e gli avrebbe procurato un incontro con Cosimo Ferri di Italia Viva, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Letta. Tra le sedi giudiziarie che interessavano a Filippo Santangelo (che secondo Di Matteo avrebbe richiesto più volte l’archiviazione di procedimenti penali a carico di Gianluca Pini) c’erano Alessandria, Fermo, Pistoia, Latina, Lucca Bologna, Perugia e Forlì dove si era candidato al posto di procuratore capo, al quale è stata recentemente confermata Maria Teresa Cameli.