L’Alsìr, romanzo balneare "Voce a un altro Adriatico"

Il libro di Gardelli domani al Bagno Paradiso di Marina di Ravenna

L’Alsìr, romanzo balneare  "Voce a un altro Adriatico"

L’Alsìr, romanzo balneare "Voce a un altro Adriatico"

Un linguaggio meticcio intarsiato di ’falestre’, in cui le persone sono intente a fare ’palughi’ o a ’zavagliare’, e dove lo sguardo all’orizzonte si perde nelle paludi fra ’zigoli’ e ’sgarza’, mentre il riflesso del sole sul mare ha la forma del ’sulostro’.

E’ quello che il 33enne ravennate Iacopo Gardelli ha intessuto frase dopo frase per dare alla luce L’Alsìr. Romanzo balneare - edito da Fernandel - sua opera prima, che presenterà domani alle 21.30 al bagno Paradiso di Marina di Ravenna.

Un romanzo dichiaratamente ’balneare’, che rincorre vent’anni di storia italiana da una prospettiva romagnola, quella cioè di uno stabilimento frequentato da varie famiglie, alcune delle quali incarnano l’Italia edonista degli anni ’90, altre quella travolta dalla recessione del 2012.

Gardelli, una genesi di alcuni anni per un romanzo dall’impronta linguistica forte, non è così?

"Ho voluto dare voce all’italiano colloquiale di questo frammento di paese, rinunciando all’appiattimento linguistico che l’editoria ha subito negli ultimi decenni. Nel Dopoguerra erano sufficienti pochi passaggi per riconoscere un testo di uno scrittore piemontese da quello di un suo collega romano. Ho scelto un italiano popolato da quelle espressioni colloquiali che sono sopravvissute alla progressiva ritirata dei dialetti, intraducibili ma intuibili al volo nel loro contesto".

Un italiano dalle maglie allargate?

"L’anima della lingua che ho scelto batte anche in alcune sgrammaticature che rendono caratteristica l’oralità dei protagonisti, come lo scarso ricorso del passato remoto, o l’uso di espressioni come ’avere rimasto’. Il titolo stesso, L’Alsìr, richiama a un termine che rievoca l’ozio, sulla scorta della radice latina che lo lega a ’licere’".

Che Romagna è quella dell’Alsìr?

"È quella di un turismo di massa che sembra procedere per inerzia, e che pur con tutte le sue contraddizioni ha comunque reso le vacanze un rito sociale accessibile, anche al tempo della progressiva rottura del patto sociale. Ma ho voluto dare voce anche a un altro Adriatico: quello delle pinete, delle dune, della Pialassa. Il turismo in Romagna viene dato in declino da decenni: non mi spaventa l’idea che possa evaporare, ma che svaniscano quegli ambienti".

Il turismo di massa è stato un grande equivoco?

"Le città romagnole – quelle che sorgono alle spalle dei lidi – possono ancora salvarsi. Non moriremo veneziani e neppure fiorentini. Ravenna tornerà forse a essere una città portuale: la sua prima vita, quella più solida".

Filippo Donati