MARIA SILVIA CABRI
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Sandra Milo e l’amore per Fellini "Una storia salvata per l’eternità"

L’attrice al Carpi Film Festival. La famiglia di donne, la guerra e il regista: "Dissi no a un legame ’normale’"

Sandra Milo e l’amore per Fellini  "Una storia salvata per l’eternità"

Sandra Milo e l’amore per Fellini "Una storia salvata per l’eternità"

di Maria Silvia Cabri

È una conversazione al femminile quella con l’icona del cinema italiano Sandra Milo, musa di Federico Fellini, tra gli ospiti d’onore della prima edizione del Carpi Film Festival, che inaugura domenica. Martedì, la proiezione alle 21.15 in piazza Martiri del capolavoro 8½, sarà preceduta (alle 18.30 all’Auditorium della biblioteca Loria) dalla masterclass Regia: Fellini, mio amato!, con protagonista la Milo, insieme all’attore Giulio Pangi e Paolo di Nita.

Signora Milo, come ha accolto l’invito al Festival e alla Masterclass?

"Con grandissimo piacere! Incontrare il pubblico e raccontare della mia carriera artistica mi piace sempre, così come poter trasmettere ai giovani quello che ho imparato".

Il titolo dell’incontro, ‘Fellini, mio amato!’ introduce un tema a lei molto caro. Come ha conosciuto il grande regista?

"L’ho conosciuto a Fregene. Era giovane, incredibilmente bello, con occhi che ti penetravano, ma con gentilezza, come una carezza. Mi ha colpito subito e ancora lo considero una persona unica, meravigliosa".

È stato un grande amore.

"L’ho amato molto, per tanti anni. Io da subito, lui no, ma poi si è innamorato pure lui. Io ero giovane, mi intimidiva, ero bella e con un fisico sensuale, ma di per sé l’attrazione non è amore. Poi è diventato un grande amore durato 17 anni".

E’ vero che è svenuta dopo il primo bacio?

"Sì (ride, ndr). Eravamo a Cinecittà, in un camerino. Lui mi bacia e io svengo. Era troppo forte l’emozione".

Ha deciso lei di troncare questo immenso amore: perché?

"Quando lui mi ha detto ‘Basta essere amanti, voglio stare con te’, io non ho accettato. Noi eravamo stati insieme per 17 anni. Una storia clandestina, un amore fantastico che aveva sempre escluso problemi perché c’erano solo la bellezza e l’emozione di incontrarsi. Ho pensato: ‘Se quest’amore così fantastico e un po’ irreale lo trasformo in qualcosa di normale, dove lui può dirmi ‘Che ci hai messo in questo sugo?’ o ‘Spendi troppo’ o ‘Sei ingrassata’, io ci rimango male’. Volevo conservare l’amore straordinario che è ancora dentro di me e mi dà forza e felicità, dovevo lasciarlo così com’era, senza banalizzarlo con una storia di vita in comune. Ho preferito chiuderlo nel momento più bello e l’ho salvato per l’eternità".

Per molto tempo, con suo padre in guerra, la famiglia è stata al femminile: lei, sua sorella, mamma, e nonna. Che ricordi ha di quel periodo?

"Sfollate in un paesino toscano, non avevamo niente, neanche da mangiare. Mi dicevo ‘quando papà tornerà sistemerà tutto’, ma con il tempo mi sono accorta che sono sempre le donne a risolvere i problemi. D’altra parte Dio ha donato a noi la maternità, questo grande compito che richiede forza e senso di responsabilità".

Lei dice che Dio le ha fatto un miracolo: Azzurra.

"Mia figlia Azzurra è nata di sette mesi. Nasce viva, e muore subito. La dichiarano morta. Dopodiché arriva Suor Costantina che chiede al professore di darle la bambina, pratica la respirazione bocca a bocca, il massaggio cardiaco. E prega. Prega Madre Maria Pia Mastena. La bambina ha un sussulto, piange, è viva. Che sia stato un miracolo non sono io a dirlo. C’è stata una commissione. Nel 2005 in Vaticano è avvenuta la beatificazione di Madre Mastena: Azzurra era in prima fila".