In memoria del cittadino Sinisa

La lettera. Risponde Beppe Boni

Lettera a Sinisa Mihajlovic. Credo che tutto sia iniziato a fine gennaio 2019, quando hai preso per mano una squadra sul baratro della serie B. O, forse, quel 25 agosto 2019, in quella faticosa camminata per raggiungere la panchina, allo stadio Bentegodi di Verona in uno di quei momenti in cui lo sport esce dal suo ambito e diventa, come deve essere, maestro di vita. È per questo che oggi,in questa immensa gioia per il mio, e anche tuo, Bologna, ci vedo tanto di te. Grazie, Sinisa ovunque tu sia.

Paola Tabarroni

Risponde Beppe Boni   

Il sentimento dilagante e profondo di cui sta dando prova la città di Bologna verso la propria squadra di calcio entrata trionfalmente e inaspettatamente passo dopo passo in Champions League è la prova evidente che qui parliamo non solo di fede sportiva. E' emozione, voglia di riscatto, forza civica. Una città piegata da scarsi successi amministrativi e poco capace di pensare in grande (basti osservare il flop politico e oggettivo del limite dei 30 all'ora) ha trovato nello sport una rivincita. I bolognesi sono così. E proprio perché ragionano col cuore oltre che con il cervello non hanno dimenticato, al di là dell'impegno sportivo, Sinisa Mihajlovic come uomo, come amico, diventato uno di noi. Il messaggio dei lettori dimostra tutto ciò. Il cuore di Bologna è questo. La città celebra il risultato, torna indietro con la memoria allo scudetto del 1964 e contemporaneamente ricorda Sinisa e il suo percorso umano con la lotta alla malattia che poi lo ha stroncato, la passeggiata verso il santuario di San Luca della moglie e dei tifosi, l'affetto corale. La festa con i fuochi artificiali, il giro in centro della squadra sul bus scoperto, il corteo, i cori sono stati un inno al risultato ma nel cuore di molti anche un ricordo per Sinisa, cittadino onorario delle Due Torri.

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