Dopo tre Supercoppe consecutive, il trofeo riprende la strada di Milano. Come nel 2020. Corsi e ricorsi storici alla mano, forse, in casa Olimpia toccano ferro. Quattro anni fa l’Armani vinse il trofeo proprio a Bologna, contro la Virtus. Poi, però, qualche mese più tardi, in un playoff incredibile, Teodosic e compagni cancellarono Rodriguez & Co, con un incredibile 4-0 che regalò lo scudetto alla V nera. Logico che, per come è arrivata la sconfitta, la Virtus non possa essere contenta. E l’analisi, ancorché superficiale, non può limitarsi a questo dato statistico. La statistica impietosa, semmai, è un’altra. E prende di mira proprio il mondo Virtus. Meglio, un vizio che è diventata una spiacevole abitudine dai playoff della passata stagione. La Virtus è bella, piacevole, persino dominante per due quarti. Poi, torna negli spogliatoi. E qua, il mistero aleggia. La Virtus rientra dall’intervallo e, per dieci minuti, dal ventesimo al trentesimo, cancella tutto quello che aveva fatto di buono fino a quel momento. Difese incerta, attacchi farraginosi, scelte offensive spesso discutibili. Non ci fosse il terzo quarto – provocazione, è chiaro – la Virtus potrebbe giocarsela alla pari anche con Real Madrid e Panathinaikos. E invece no. Un grande del passato, l’inarrivabile professor Aleksandar ’Aza’ Nikolic (allenatore tra l’altro di Fortitudo e Virtus), avrebbe estratto dal cilindro una vecchia massima, espressa con il suo italiano mutuato dalla nascita bosniaca. “Virtus tu sei come mucca di Erzegovina: prima fare tanto buon latte e poi dà calcio al secchio”. La Virtus resta con un pugno di mosche perché non ha ancora trovato un antidoto alle improvvise amnesie della terza frazione. Impossibile pensare che i giocatori si ristorino con bicchieri di camomilla. Ma per andare lontano e sognare lo scudetto, questo è il compito che Luca Banchi dovrà cercare di risolvere. Diversamente gli improvvisi ancorché sistematici blackout del terzo quarto resteranno un tarlo per impedire alla Virtus di sorridere ancora.
EditorialeUn consiglio: abolire subito l’intervallo