Aumento nelle case di riposo: stangata in Emilia Romagna

La Regione: da gennaio gli anziani pagano 4,10 euro al giorno in più, che si traduce in +1.500 all’anno per gli ospiti. Caro energia e inflazione macigni per i gestori: “Lasciamo i servizi”

Case di riposo: aumenta la retta in Emilia Romagna

Case di riposo: aumenta la retta in Emilia Romagna

Bologna, 3 febbraio 2024 – La notizia è arrivata tra capo e collo alle famiglie durante le vacanze natalizie. "Desideriamo informarvi – scrivevano i gestori delle case di riposo pubbliche ai familiari degli utenti – che a seguito della delibera della Regione Emilia-Romagna 2242 del 18 dicembre 2023, la quota sociale relativa agli ospiti occupanti i posti accreditati di tutte le Case residenza anziani della regione subirà una variazione in aumento di euro 4,10 al giorno iva compresa. Tale aumento porterà la retta massima da euro 50,05 al giorno a 54,15".

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Un aumento di poco lontano ai 1.500 euro all’anno che ha subito innescato proteste a macchia di leopardo e contro la quale martedì 13 i sindacati manifesteranno sotto la sede della Regione. E, soprattutto, una misura che, da quando era entrato a regime in Emilia-Romagna il sistema dell’accreditamento, non era mai stata assunta prima. Come mai?

Per capirlo occorre fare un passo indietro. Da 14 anni in Emilia-Romagna vige un sistema omogeneo di tariffa per i servizi sociosanitari accreditati: nelle Cra, ad esempio, gli utenti pagano tariffe massime che non cambiano da Piacenza a Rimini. Ai Comuni, però, resta un grado di autonomia su come e quanto intervenire a favore dell’utenza. I gestori che operano in regime d’accreditamento non possono pertanto applicare le tariffe che ritengono più idonee al servizio, essendo la Regione l’unica autorizzata a mettere mano a quegli importi massimi per l’utenza.

In questi 14 anni, solo nel 2015 viale Aldo Moro aveva fatto un ‘ritocco’ dei costi a carico dell’utenza: +55 centesimi. Per tutto il resto del tempo, gli utenti – o i loro familiari – hanno continuato a sborsare 50,05 euro al giorno. Cifre non indifferenti, a fine mese, per chi magari conta solo su una pensione minima o per quei familiari che devono integrare di tasca propria laddove l’anziano non riesca a coprire in autonomia, anche con l’assegno di accompagnamento, la retta mensile richiesta.

Tuttavia, quei 50,05 euro procapite al giorno non corrispondono al costo effettivo del servizio: ciò che manca viene coperto dalla Regione con il Fondo della non autosufficienza e, nel tempo, sono stati previsti anche aumenti a favore dei gestori accreditati delle Cra per gli extra costi sostenuti nella gestione.

Così nel 2015, ad esempio, si stimava che il costo giornaliero del servizio per utente nelle Cra fosse di 102,5 euro, salito poi a 106 euro nel 2019 e schizzato a 120 euro nel 2022, a seguito degli effetti del caro energia e dell’inflazione innescata dal conflitto russo-ucraino. Ed è qui che la bilancia – lamentano dal sistema cooperativo che gestisce in larga parte i 16.769 posti letto accreditati nelle Cra dell’Emilia-Romagna – ha iniziato a non raggiungere più il punto d’equilibrio.

Per coprire i costi raggiunti dal servizio non bastava più le rette degli utenti e i fondi stanziati ogni anno dalla Regione. Al secondo anno d’esercizio in perdita molti gestori hanno alzato bandiera bianca tanto che la Regione ha parlato di una situazione che sta "mettendo molte strutture in crisi di sostenibilità fino al rischio di chiusura per alcune", disponendo così gli aumenti dall’1 gennaio 2024.