"Niente carrozzine in passerella, ma in America è un format in voga": l’appello di Lorenzo

Il 25enne Petrini è costretto su una sedia a rotelle perché malato di Sma presenta il progetto ‘Moda e disabilità. La diversità è normalità’ e fa un appello alle griffe: "Aiutateci a realizzare i nostri sogni"

Lorenzo Petrini, 25 anni, malato di Atrofia muscolare spinale

Lorenzo Petrini, 25 anni, malato di Atrofia muscolare spinale

Porto Sant’Elpidio, 19 marzo 2024 – Sulle passerelle della moda, c’è spazio per le modelle curvy, "ma perché non anche i disabili? Perché i brand del fashion non possono scegliere un disabile come testimonial? In America, questo è un format molto in voga e che ‘premia’ le griffe che si presentano anche attraverso questo tipo di inclusività": lo chiede al mondo della moda, Lorenzo Petrini, 25 anni, costretto a vivere su una sedia a rotelle perché malato di Sma (atrofia muscolare spinale). Di intelligenza brillante, dotato di una (auto) ironia pungente che lo rende un gran bel personaggio, patito di tennis (è riuscito ad attirare l’attenzione del suo idolo, Novak Djokovic, che l’ha voluto incontrare a Torino), Lorenzo ha elaborato questa idea, intorno alla quale ha sviluppato un progetto dal titolo semplice, senza fronzoli: ‘Moda e disabilità. La diversità è normalità’, con cui punta a coinvolgere i grandi brand. "Credo di aver fatto una cosa grande nella mia vita – esordisce Lorenzo – essere trattato come chiunque, cosa assolutamente non scontata nel mio caso".

Lorenzo, si racconti...

"Sono affetto dalla nascita da una malattia neurodegenerativa rara, la Sma, che priva la persona della forza muscolare, portando via la capacità di camminare, mangiare o respirare. Sono un combattivo, sempre pronto ad affrontare i limiti e gli ostacoli che, ogni giorno, mi presentano la vita e la malattia. Ma l’enorme amore per la vita, la tenacia e la positività sono valori che mi muovono da sempre e mi permettono di trasmettere un messaggio di coraggio per andare oltre le avversità della vita".

Come le è venuta l’idea?

"La scorsa estate, girando sui social ho trovato tante immagini di griffe che, in America ma non solo, avevano come testimonial disabili, in carrozzina e non. Sono tanti i marchi che stanno sposando questo progetto che abbatte i limiti, manda un messaggio di uguaglianza importante, rendendo una persona con disabilità un modello come chiunque altro".

Nel progetto illustra i vantaggi che ne deriverebbero per la società e il brand.

"Nell’ordine, si amplierebbe il loro mercato, sarebbero portatori e divulgatori di tematiche sociali, darebbero un contributo alla ricerca e, non ultimo, c’è il discorso di inclusività".

Perché questo progetto?

"Per utilizzare il potere mediatico e divulgativo dei grandi marchi per trasmettere messaggi sociali delicati, come è appunto il tema della disabilità, e per dare la possibilità a persone disabili di realizzare i propri sogni senza fare della propria malattia un ostacolo: il traguardo del progetto è questo e se si riuscisse a farlo partire proprio dalla mia città, sarebbe una grande cosa, per me".

Quindi non pensa a una linea di abbigliamento ‘dedicata’?

"Assolutamente no, perché significherebbe sottolineare una diversità, mentre l’obiettivo è renderci tutti uguali nella moda che deve essere senza compromessi per un vero cambiamento e la disabilità può diventare un ulteriore veicolo di espressione. Penso semplicemente a far sfilare in passerella anche un diversamente abile, con scarpe o un outfit griffato, come gli altri modelli".