Operazione Arcipelago: lavoratori sfruttati, in 7 a rischio processo

Si tratta di cittadini pakistani residenti tra Petritoli, Lapedona e Campofilone e di due italiani di Grottammare e Carassai: paghe misere e zero sicurezza

L’operazione «Arcipelago» è stata portata avanti nel 2018 dai carabinieri della stazione di Montalto

L’operazione «Arcipelago» è stata portata avanti nel 2018 dai carabinieri della stazione di Montalto

Fermo, 22 aprile 2024 – E’ entrato nel vivo davanti al tribunale di Ascoli il processo a carico di sette persone coinvolte si un’inchiesta sul caporalato. L’operazione "Arcipelago" è stata portata avanti nel 2018 dai carabinieri della stazione di Montalto Marche che hanno isolato la posizione di 28 persone, fra soggetti residenti ed operanti fra le province di Ascoli e Fermo che procuravano manodopera a basso costo e imprenditori che si avvalevano di queste prestazioni d’opera.

L’inchiesta si è occupata di soggetti ospitati in ambienti non idonei, pagati con tariffe troppo basse, avviati al lavoro nonostante fossero irregolari e senza l’adeguata istruzione rispetto alle mansioni che avrebbero dovuto fare nei campi di proprietari di aziende agricole delle province di Ascoli e Fermo. Il sostituto procuratore Cinzia Piccioni ha chiesto il processo per cinque pakistani residenti a Petritoli, Lapedona e Campofilone, e per due italiani, un 62enne di Grottammare e un 64enne di Carassai.

Nell’ultima udienza sono stati sentiti i carabinieri che hanno ricostruito le fasi dell’inchiesta e il metodo di raccolta di informazioni e prove a carico degli imputati. I militari dell’Arma hanno ricostruito i movimenti di questo gruppo che avrebbe iniziato nel 2018 a mettere in atto questo metodo di reclutamento di manodopera, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori, quasi tutti extracomunitari, a Carassai, ma operando con le stesse modalità (almeno alcuni di loro) anche fra le province di Ascoli, Teramo, Fermo, Venezia, Ferrara.

Fra gli indagati, oltre i pakistani, figuravano anche noti imprenditori del settore agricolo di Ascoli, San Benedetto, Massignano, Cupra Marittima, Fermo. Figure chiave sarebbero stati proprio i pakistani, i quali, avvalendosi della collaborazione di altri soggetti italiani, avrebbero organizzato un’attività di reclutamento e somministrazione di manodopera in condizioni di sfruttamento, corrispondendo retribuzioni sproporzionate in riferimento alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, in costanza di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro e sottoponendo i lavoratori a situazioni alloggiative degradanti. Reati commessi con l’aggravante di aver arruolato più di tre lavoratori e averli esposti a situazione di grave pericolo in relazione all