Si è spento Mario Macalli, dirigente Spal con Nicolini

Fece parte del consiglio direttivo spallino dall’87 all’89 e poi presidente di Lega in C

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Dopo lunga malattia, si è spento ieri all’età di 84 anni Mario Macalli, ex presidente di Lega di serie C. Ma in anni precedenti, Macalli aveva trovato nella Spal di Nicolini il proprio trampolino di lancio. A dire il vero, lui originario di Crema la testa nel calcio l’aveva messa inizialmente nel Pergocrema, il club della sua città, nel quale era stato prima dirigente e poi vicepresidente per un lunghissimo periodo di 24 anni tra il 1962 e il 1986. In parallelo aveva avviato il proprio studio di dottore commercialista e consulente del lavoro. Come tale era diventato professionista al servizio tra gli altri di Francesco Nicolini, il geometra milanese di estrazione interista che nel 1985 aveva acquistato la Spal. L’amicizia tra i due si consolidò al punto che, lasciato il Pergocrema, Macalli si avvicinò alla Spal e nelle ultime due stagioni di Nicolini, tra il 1987 e il 1989, entrò a pieno titolo nel consiglio direttivo e fu anche vicepresidente. Furono anni complicati, culminati nella prima retrocessione in C2 della squadra e nella cessione a Ravani. Macalli si fece notare per la schiettezza, persino eccessiva. A fine partita rilasciava interviste spesso di fuoco e sopra le righe, e la sua fermezza e l’atteggiamento da "duro" in quello specifico clima non funzionarono. Gli sarebbero servite più avanti, quando avviò una carriera federale e divenne presidente della Lega di serie C, da lui trasformata poi in Lega Pro. Della terza divisione nazionale sarebbe diventato un autentico re, con cinque mandati consecutivi per 18 anni complessivi al timone, dal 1997 al 2015. Lavorò con lui anche Walter Mattioli nei primi suoi due anni spallini, dopo lunga frequentazione come presidente della Giacomense. Macalli era così, tutto d’un pezzo. E per allontanare anche il più remoto sospetto di guardare con favore alle due società di cui era stato dirigente, lasciò a Ferrara la sensazione di volersi dimostrare poco "amico". Quel carattere forte e quella personalità spiccata gli furono utilissimi in una carriera lunga e logorante, che lo vide imporsi a livello elettorale anche all’attuale presidente federale Gravina. Quel ruolo era anche nelle ambizioni di Macalli, quando la malattia iniziò a minarlo, impedendogli di fatto di coronare la sua lunga carriera nelle istituzioni del calcio. Era un onesto, e quando venne messa in discussione la sua serietà con una perquisizione alla caccia di inesistenti illeciti, sbattè la porta dimettendosi e chiudendo col calcio.

m. m.