
Gabriele Zelli qui quando era sindaco di Dovadola
"In linea generale non sono contrario alla fusione dei Comuni di Dovadola, Rocca e Portico. Ma la materia va trattata con molta cautela": è quello che pensa Gabriele Zelli, una vita trascorsa nell’amministrazione comunale a Forlì come consigliere, assessore e presidente del consiglio comunale, storico locale e già sindaco di Dovadola dal 2012 al 2017, "periodo molto positivo per il Comune, quando salvammo la struttura socio-sanitaria ‘Zauli’, formata da casa di riposo per anziani, comunità per disabili e hospice per la lunga degenza, con 85 posti letto in totale e una cinquantina di dipendenti".
Gabriele Zelli, oltre che come amministratore, conosce bene la valle del Montone?
"Sì, per esperienza come sindaco di Dovadola e come appassionato di storia locale. Basti citare tre periodi che caratterizzano la storia, la cultura e il turismo della vallata: la permanenza di Sant’Antonio, che visse fra il 1221 e il 1222 all’eremo di Montepaolo e al legame con Forlì; l’esilio di Dante, tra Forlì, Dovadola, Portico, San Benedetto in Alpe e l’Acquacheta; la Trafila di Garibaldi nel 1849, che attraversa la Romagna, con sosta a Dovadola e Modigliana".
Ciò premesso, in che senso consiglia cautela?
"Da una parte i piccoli Comuni hanno tante difficoltà a gestire la complessa situazione, fra cui la scarsità di personale, la gestione dei servizi (scuola, trasporti,verde, ambiente, ecc.), il continuo spopolamento e il calo dei servizi pubblici (banche, posta, negozi, ecc.), dall’altra non è che unendo tre debolezze si ottiene di conseguenza un nuovo Comune forte".
Quindi, che cosa consiglia a chi dovrà delineare il tutto?
"Occorre un progetto preventivo o di fattibilità, come dicono i tecnici, ben pensato, studiato e chiaro, che presenti tutti i vantaggi e le criticità che resteranno anche quando un domani si arrivasse alla fusione".
Chi sostiene la fusione mette l’accento sui notevoli incentivi economici che potrebbero arrivare.
"E’ vero, ma non bastano, perché occorre anche una politica regionale e nazionale che intervenga a superare tutte le attuali criticità, altrimenti le aziende del territorio, per esempio, seguiranno la moria di altre scomparse venti o trent’anni fa".
Cosa suggerisce nel dettaglio ai sindaci?
"Ripeto: un progetto credibile, perché fare una fusione solo per cambiare potrebbe anche peggiorare la situazione. Bisogna creare un Comune che sia forte partendo, appunto, da tre deboli".
Vedi l’esperienza dell’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese?
"L’Unione dei servizi ha aiutato molto. Ma prima di arrivare alla fusione, occorre un progetto credibile e spiegato bene ai cittadini che devono capire, in modo chiaro, i vantaggi e le criticità, per arrivare ad esprimere con responsabilità il proprio parere nel referendum".
Perché ci avevano provato tempo fa anche Forlimpopoli e Bertinoro, senza approdare a nulla?
"Non bastano i proclami dei sindaci. Ci vuole, ripeto, un progetto con i pro e i contro, dove i vantaggi devono superare gli svantaggi, con una visione chiara che porti a un bene comune maggiore e migliore di quello attuale, dal punto di vista anche degli investimenti per sviluppare l’economia, il turismo, i servizi alla persona, il territorio, l’ambiente e lo sport".
I campanili sono ancora un freno?
"Se il progetto non sarà chiaro, forte e convincente, i campanili saranno rafforzati".