"La palla d’oro – racconta Roncuzzi – è stata trovata sul nostro Appennino da un mio cliente. Ma il tartufo di grande qualità e profumo deve ancora arrivare. Dato che ottobre è stato molto piovoso, speriamo in novembre". Domenica nei banchi dei rivenditori il tartufo bianco pregiato di Dovadola (e colline romagnole parallele) costava da 250 a 350 euro l’etto. Ma la bella giornata di sole (con nebbiolina nel pomeriggio) ha attirato a Dovadola tantissimi visitatori e buongustai, che hanno compensato la scarsità di persone nella prima domenica. Racconta il presidente della Pro loco, Mirco Tedaldi: "Agli stand abbiamo quasi esaurito tutte le scorte a base di tartufo: 2 quintali di condimento per 6.000 crostini, 1.000 panzerotti, 10 caldaie di polenta per 2.000 porzioni, 2.000 scaloppine, 2.000 uova al tegamino, diversi quintali di patate fritte e altrettanti di piadine romagnole da farcire, con salumi e formaggi, ma soprattutto 10mila porzioni di tagliatelle». In diversi turni per 700 persone alla volta, sono state circa 5mila le persone che hanno pranzato agli stand della Pro loco in piazza Berlinguer, "iniziando la mattina all’ora di colazione per terminare nel tardo pomeriggio all’ora di merenda", mentre durante la giornata hanno visitato il paese oltre 8mila persone.
CronacaDovadola, il tartufo chiude in grande