Sarebbe utile stabilire una volta per tutte, e questa potrebbe essere l’occasione, quale sia il fine ultimo ed essenziale della disciplina antidoping: se, cioè, si tratti di una normativa che vuole solo evitare infrazioni, o non piuttosto impedire che tramite delle infrazioni si ottengano prestazioni sportive altrimenti non conseguibili; in parole povere, che ci siano degli atleti dopati. Nel primo caso il nostro tennista andrebbe sanzionato (resta da vedere in che modo) se non altro per il principio della responsabilità oggettiva. Se invece si volesse entrare nel merito sarebbe da valutare, nel caso specifico, quanto l’applicazione infinitesimale della pomata abbia influito sulla carriera e sui risultati sul campo di Sinner, cioè se l’essere il numero uno del ranking mondiale dipenda dall’uso, casuale, del prodotto. Se la risposta dovesse essere positiva significherebbe disconoscere la legge delle cause e degli effetti, e troncare la carriera di un prestigioso giocatore solo per un errore che può definirsi di carattere fondamentalmente formale, senza alcuna conseguenza sul rendimento psico/fisico.
Enrico Venturoli