FRANCO VEROLI
Cronaca

Migranti: rifugiati raddoppiati dopo lo stop del Comune ai progetti di accoglienza

Sono duecento gli stranieri collocati nel capoluogo dalla prefettura. Con il sistema "Sprar-Siproimi" da cui l’amministrazione Parcaroli. è uscita nell’ottobre del 2020, le persone in carico erano un centinaio

Il paradosso dei migranti. Rifugiati raddoppiati dopo lo stop del Comune ai progetti di accoglienza

Il paradosso dei migranti. Rifugiati raddoppiati dopo lo stop del Comune ai progetti di accoglienza

Macerata, 17 gennaio 2024 – Nonostante numeri in crescita, a Macerata non si parla più di migranti e della loro accoglienza, se non quando alcuni di questi – purtroppo – si rendono protagonisti di qualche sgradevole episodio o di qualche reato. Attualmente sono presenti in città circa duecento migranti (per lo più richiedenti asilo e rifugiati) collocati dalla Prefettura di Macerata, secondo le regole e le modalità dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), nella struttura di via dei Velini (circa 120 posti), a Casa di Bethlem in Via Gioberti (oltre cinquanta posti) e in diverse singole unità abitative sparse per la città.

Sono il doppio rispetto ai 101 accolti in base al progetto Sprar-Siproimi (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata) adottato in passato dalle precedenti amministrazioni comunali, poi disdettato dall’attuale giunta nell’ottobre del 2020. Fu uno dei primi atti dopo la vittoria elettorale del centrodestra, dopo anni di polemiche rispetto all’accoglienza in città. Gli ospiti sono quasi tutti provenienti dagli sbarchi e si tratta principalmente di nord africani (tunisini, marocchini, egiziani), a cui si aggiungono pakistani e bengalesi. Non mancano i subsahariani, ma in numero minore rispetto al passato. A farsi carico della questione è la Prefettura di Macerata, che ha affidato la gestione dei migranti al Centro di ascolto e prima accoglienza, associazione promossa dalla Caritas Diocesana, e alla cooperativa sociale Rapadura.

L’appalto è remunerato con poco più di 28 euro a testa al giorno, con cui devono essere assicurati pulizia, vitto, alloggio, beni di prima necessità (lenzuola, vestiti ecc.), una tessera di ricarica telefonica all’arrivo. Ai migranti spetta anche un pocket money di 2,50 euro al giorno. Le cooperative aggiudicatarie fanno meritoriamente di più, garantendo con risorse proprie anche la mediazione culturale, lezioni di lingua e orientamento sul territorio.

E notevole è l’impegno di tante benemerite associazioni impegnate sul campo. Basti dire, tanto per ricordare una delle ultime iniziative, che lo scorso novembre Goccia Odv, Anolf, Associazione Piombini Sensini Ets, Azione Cattolica Diocesana di Macerata, Centro di Ascolto e Prima Accoglienza, Caritas Diocesana di Macerata, Refugees Welcome, hanno organizzato negli spazi della biblioteca comunale un importante incontro, "Si può fare? Esperienze e prospettive dell’accoglienza per gli stranieri a Macerata", a cui ha partecipato anche il vescovo Nazzareno Marconi. L’incontro è stato disertato – però – dalle istituzioni locali, a partire dal Comune, che pure con queste associazioni collabora, che ha negato anche il patrocinio. Insomma, sembra quasi che siccome l’accoglienza è ora gestita direttamente dalla Prefettura, la questione si chiuda lì, non riguarda il Comune o altri.

L’esperienza – e non solo – però, ricorda a tutti come una reale integrazione, che è anche ciò che pone al riparo la comunità in termini di sicurezza, è la vera scommessa da vincere. Obiettivo che può essere raggiunto solo nella misura in cui tutte le istituzioni procedano insieme secondo un disegno condiviso, valutando le dinamiche che si innescano e che cosa possono comportare, orientando e prevenendo situazioni potenzialmente critiche.