Cori razzisti, la lezione di Choukry: "Mi lanciarono una banana, la presi e la mangiai in campo"

L’ex calciatore marocchino di Mogliano dopo gli insulti e gli ululati contro Gomis nel derby. "C’è gente che paga il biglietto per sfogarsi, non mi importava nulla di quello che dicevano".

Il centrocampista della Maceratese Kalagna Gomis, 28 anni, in azione durante il derby con la Civitanovese (foto De Marco)

Il centrocampista della Maceratese Kalagna Gomis, 28 anni, in azione durante il derby con la Civitanovese (foto De Marco)

Macerata, 30 gennaio 2024 – "Nel 1992 a Centobuchi mi lanciarono una banana in campo: la raccolsi e la mangiai per saziarmi". Il marocchino Abdelhak "Joe" Choukry, 56enne residente a Mogliano, racconta quanto gli successe nel campionato di Eccellenza quando giocava nelle fila del Trodica. "Non è razzismo, il razzismo è quando sono andato a fare le analisi e la persona ha osservato il mio documento, mi ha rivolto diverse domande senza mai guardarmi in viso".

Non è comunque sorpreso Choukry da quanto denunciato da Kalanga Gomis, calciatore della Maceratese, il quale ha riferito che durante il riscaldamento, prima del derby di domenica, una o due persone gli hanno urlato "negro di .." e hanno fatto degli ululati. Su questo episodio la società Maceratese non ha voluto fare commenti.

"Di certo – aggiunge Choukry – non sono frasi che fa piacere sentire. Anche a me hanno detto “nero“ e io sono orgoglioso di esserlo, non ho mai risposto a queste provocazioni, ho lasciato che quelle parole mi scivolassero via, preferendo far parlare il campo. Quella volta a Centobuchi, dove con il Trodica vincemmo 2-0, quelle persone che prima mi insultarono a fine gara si sono scusate".

Però il problema rimane perché si sentono certe frasi. "Ma quante ne hanno dette a Materazzi nei vari stadi? Penso al caso Maignan, quanti sono i giocatori di colore dell’Udinese? Quanti ne hanno le varie squadre? Sono razzisti quei tifosi che incitano i loro beniamini, tra i quali ci sono calciatori dalla pelle nera, e insultano gli avversari per il colore della pelle? Il fatto è che c’è gente disposta a pagare il biglietto per sfogarsi, magari insultando".

Poi ognuno reagisce a modo suo, dipende dalla persona. "A me non è importato mai nulla di quello che mi hanno detto nei vari stadi. Ma succede anche in campo: c’è chi mi ha insultato e, una volta appese le scarpette al chiodo, mi ha abbracciato e siamo anche diventati amici. Questi ex calciatori mi hanno spiegato che mi insultavano per demoralizzarmi, invece io me ne fregavo di quelle parole che, al contrario, mi trasmettevano una carica enorme. È vero, molto dipende dalla persona. Io sono Choukry e sono fatto così, ho sopportato e vinto perché chi mi ha insultato mi rispetta e non prova odio".