Sgarbi e il giallo del quadro rubato, nessun Riesame: l’avvocato rinuncia al ricorso

Il legale nei giorni scorsi aveva chiesto il dissequestro della tela, l’udienza si terrà comunque per dare atto della mancanza di interesse sopravvenuta. Il sottosegretario è indagato per riciclaggio

Macerata, 20 gennaio 2024 – Nessun Riesame per il quadro di Rutilio Manetti sequestrato al sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi. L'avvocato Giampaolo Cicconi ha infatti rinunciato al ricorso, con il quale nei giorni scorsi aveva chiesto il dissequestro della tela.

Il critico d’arte è indagato dalla procura di Macerata (al momento competente per via della residenza dell'indagato a San Severino Marche) per riciclaggio di un bene culturale in concorso con un restauratore al momento ignoto. 

Il sottosegretario alla cultura è indagato per riciclaggio di beni culturali
Il sottosegretario alla cultura è indagato per riciclaggio di beni culturali

Nonostante la rinuncia al ricorso, l'udienza si terrà comunque lunedì mattina, come previsto, ma solo per dare atto della mancanza di interesse sopravvenuta.

Questa istanza è spesso utilizzata per avere una discovery almeno parziale degli atti, e conoscere almeno gli elementi salienti su cui si fonderebbe l'accusa.

Punto cruciale della vicenda resta la consulenza tecnica sul quadro, per chiarire se si tratti dello stesso sparito da Torino nel 2013 o meno e se sia stato alterato per renderne più difficile il riconoscimento.

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Su questo aspetto il procuratore Giovanni Narbone e il sostituto Claudio Rastrelli aspettano ancora di avere tutti gli atti e gli elementi dai carabinieri del Nucleo beni culturali di Roma, per poi nominare un consulente a cui affidare l'incarico. Su alcuni quotidiani toscani era apparsa la notizia della nomina di un ex sovrintendente di Siena, notizia però destituita di ogni fondamento.

I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale avevano sequestrato la tela nei magazzini di Ro Ferrarese della Fondazione Cavallini-Sgarbi.

Secondo l’accusa, Sgarbi avrebbe sottratto la “Cattura di San Pietro” di Manetti, lo avrebbe fatto restaurare per alterarlo e coprire uno strappo, e poi lo avrebbe rivendicato come sua proprietà ed esposto a Lucca nel 2021.

“Il quadro lo trovai in una villa a Viterbo acquistata da mia madre – aveva spiegato -  durante i lavori di ristrutturazione. E lo feci restaurare. La dimora acquistata da mia madre, Villa Maidalchina, era di donna Olimpia Pamphilj, cognata di papa Innocenzo X, ha più senso che l’originale di quell’opera fosse vicino Roma, e che quella rubata in Piemonte fosse una riproduzione. In ogni caso, tutti possono esaminare la mia tela, è a disposizione”.

"Ho consegnato l’opera perché siano fatte tutte le verifiche del caso – aveva detto il sottosegretario - a partire dalle misure del dipinto rispetto alla cornice di quello rubato. Sono assolutamente sereno. Il sequestro è un atto dovuto. Non ho nulla da temere. Mi difenderò con ogni mezzo con chi specula sulla vicenda e chi se ne rende complice".