{{IMG_SX}}Modena, 14 settembre 2008. «Ho capito di aver commesso un errore, e adesso vorrei che altri non cascassero nella stessa trappola. Andrò nelle scuole e racconterò la mia storia». Riccardò Riccò, il ciclista formiginese trovato positivo ai controlli antidoping, attualmente sospeso e in attesa della squalifica, sta pensando a come trascorrerà i prossimi mesi lontano dalle gare. E il suo primo pensiero andrà ai ragazzi delle scuole modenesi.

«Non c’è ancora niente di pronto, ma il progetto esiste ed è una cosa che voglio fare — dice Riccò — Spero di poter iniziare a fine mese, con le scuole aperte da pochi giorni. Vorrei andare da tutti, elementari, medie e superiori. Racconterò la mia storia, spiegherò ai ragazzi che vogliono fare sport, che i pericoli ci sono ma si possono evitare. Nel nostro mondo ci sono persone che nulla hanno a che fare con l’aspetto sportivo, che finiscono con il coinvolgerti in brutte avventure, che ti fanno perdere il controllo. Io ci sono cascato, ho capito e ho fatto la mia esperienza. E questa esperienza vorrei trasmetterla ai ragazzi».

Qualcuno potrebbe pensare a una mossa per ottenere uno sconto sulla squalifica? «Quel qualcuno sbaglierebbe a pensarla così — spiega il ciclista di Formigine — La sentenza è in arrivo, le mie iniziative comincerebbero sicuramente dopo. E poi non lo facco pensando a eventuali sconti. Semplicemente sento il bisogno di fare qualcosa di utile agli altri dopo tutto quello che mi è successo. Lavorare nelle scuole mi sembra l’ideale, non vedo l’ora di cominciare».

Sul progetto è d’accordo anche l’avvocato di Riccò, Valeria De Biase: «La prossima settimana dovremmo cominciare a definire i dettagli di questa iniziativa. Riccardo vuol dimostrare di aver superato una certa fase della sua vita, facendo anche vedere che il quadro che è stato dipinto su di lui spesso era ingiustamente negativo. Dopo tutto quello che è successo non medita nè vendette nè rivalse, vuole soltanto mettere al servizio di una giusta causa quella che è stata un’esperienza negativa ormai superata».

Nemmeno l’avvocato De Biase collega questa iniziativa a un tentativo estremo di vedersi ridurre la squalifica: «Lo scopo dell’iniziativa non è certo questo, non siamo di fronte a un reato penale dove il ravvedimento comporta sconti sulla pena. Non ci sarebbero nemmeno i tempi tecnici per raggiungere questo scopo, ormai la sentenza è in arrivo e Riccardo inizierà solo dopo le sue visite nelle scuole modenesi». L’avvocato De Biase, parlando di doping e ciclismo, lancia un’idea: «I corridori dovrebbero formare un’associazione e dettare loro le regole del gioco. Se fossero loro a decidere calendari, ritmi, sponsor e manifestazioni, farebbero in modo che certe esasperazioni fossero escluse dal mondo del ciclismo. E sicuramente smetterebbero di rischiare la salute per una carriera».