{{IMG_SX}}Modena, 14 febbraio 2009. Ha gettato la moglie nel fiume dopo averla colpita alla testa con una pietra. Temeva di poterla perdere, sospettava forse che frequentasse un altro. Si era insinuato il dubbio tra Marco Manzini, perito tecnico di 34 anni, e Giulia Galiotto, impiegata di banca di 30. Una coppia invidiata da tutto il loro paese, San Michele dei Mucchietti nel comune di Sassuolo. Mai un litigio, dicono i vicini, nei loro tre anni di matrimonio. Nella villetta ristrutturata dei due giovani c’era trambusto solo quando gli amici venivano a cena e si divertivano a guardare partite di calcio in tv.

Manzini ha provato a simulare il suicidio della moglie, nella notte tra mercoledì e giovedì, ma la messinscena si è presto dissolta sotto le domande dei carabinieri che indagavano sulla morte della giovane. Il fermo del 34enne per omicidio volontario risale alla tarda serata di giovedì. L’uomo è caduto in contraddizione, non ha convinto gli inquirenti la lettera della moglie in cui lei indicava anche alcuni motivi per cui non si sarebbe meritata suo marito. Si è scoperto che il foglio era stato scritto circa quatro anni fa, prima che si sposassero.

Nella notte tra mercoledì e giovedì l’uomo aveva dato l’allarme ai suoceri dicendo di non trovare Giulia. Si erano tutti messi a cercarla per lunghe ore in paese, finché non sono stati intercettati dai carabinieri. Poco dopo la donna è stata trovata morta con il cranio fracassato nel letto del rio Ardinale, una cassa di espansione del fiume Secchia. Poco distante, la Seat Ibiza della Galiotto. Per tutta la giornata di giovedì gli inquirenti hanno scandagliato nella vita dei due sposi. Quel suicidio aveva troppi punti oscuri.

Il perito tecnico ha fatto le prime ammissioni in tarda serata, indicando anche ai carabinieri dove aveva nascosto i propri abiti insanguinati. Era stato lui a trasportare la moglie verso il fiume vicino a casa dopo averla colpita nel garage della casa dei suoi genitori. Ha poi lasciato l’auto della moglie nei pressi del canale dopo averla pulita all’autolavaggio. Qualche macchia di sangue era però rimasta, così come davanti al garage dove la donna era stata colpita. Manzini è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario. «Siamo solidali con Marco e la sua famiglia, soffrono come noi», dicono con fede e lucidità Giuliano Galiotto e Giovanna Ferrari, i genitori di Giulia —. Ora vogliamo solo che sia restituita l’immagine gioiosa di nostra figlia, che non sia infangata la sua memoria».