Modena, 15 febbraio 2009. Otto colpi alla testa, forse nove. E’ stata uccisa brutalmente Giulia Galiotto, impiegata di banca di San Michele dei Mucchietti, un piccolo borgo del Comune di Sassuolo, in provincia di Modena. Massacrata dal marito geloso con una pietra e poi buttata in un canale quando era già morta.
A stabilirlo è l’autopsia effettuata ieri mattina all’istituto di medicina legale. Il marito Marco Manzini di 34 anni rimane in carcere: il giudice per le indagini preliminari ieri in tribunale a Modena non ha convalidato il fermo dell’uomo, ma ha disposto comunque la custodia cautelare in carcere. Il perito elettrotecnico, dietro le sbarre con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela con la vittima, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Mercoledì sera, però, aveva praticamente confessato il delitto davanti ai carabinieri, contribuendo al ritrovamento dei suoi vestiti sporchi di sangue. «Non so quante volte l’ho colpita, non ricordo più nulla», aveva detto al suo avvocato.
La donna sarebbe stata uccisa dal marito a colpi di pietra nel garage dei genitori di lui e poi gettata in un torrente. A incastrare l’uomo le macchie di sangue nell’abitacolo e nel baule della Seat Ibiza abbandonata vicino al canale e altre tracce ematiche sul luogo del delitto. L’uomo, in un primo tempo, aveva inscenato il suicidio della moglie portando come prova un biglietto scritto dalla donna anni fa, in un momento di sconforto. Ma è stato smascherato dai carabineri. Il movente sarebbe passionale: secondo quanto riferito dai genitori della donna, Manzini sarebbe stato geloso. Per gli inquirenti, era convinto di essere tradito da Giulia. Insomma, negli ultimi tempi il rapporto sarebbe stato in crisi.
Ieri a casa di Marco e Giulia un corriere ha portato un mazzo di rose rosse. Un mazzo di fiori nel giorno della festa degli innamorati: «Ora, fai parte di un amore più grande. Ovunque sarò, sarai sempre nel mio cuore», si legge nel biglietto firmato. Intanto le famiglie dei due ragazzi, mentre in tribunale a Modena si teneva l’udienza di convalida dell’arresto di Marco, si sono incontrate per piangere insieme la morte di Giulia. «Siamo vicini ai genitori di Marco», continuano a dire la mamma e il papà della vittima i quali, malgrado la terribile fine della figlia, non serbano rancore nei confronti dei consuoceri.
Dalle indagini coordinate dai carabinieri di Modena emergono intanto nuovi elementi che ricostruiscono l’omicidio. Ed è una sequenza terribile quella che è possibile ricomporre partendo dai riscontri dei militari. L’ora del delitto deve essere stata compresa tra le 20 e le 20 e 30 di mercoledì. Il 34enne aveva chiamato al telefono la moglie poco prima invitandola a casa dei propri genitori «per mostrarle una cosa». A riferirlo è la sorella maggiore della vittima: «Giulia era sicuramente contenta di incontrare Marco al termine della giornata».
LA DONNA è stata colpita con una pietra trovata nel garage sul retro dell’abitazione dei genitori dell’elettrotecnico. Il masso è stato poi gettato in acqua quando l’uomo si è liberato del corpo della moglie qualche minuto dopo. Il 34enne, per evitare che il sangue della moglie si spargesse lasciando tracce, l’aveva avvolta in un sacco.
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