La Corte d’Appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Modena che aveva condannato Aipo al risarcimento di tutti i danni subiti dalla famiglia di Paolo Pezzetti, di Bastiglia, a causa dell’alluvione del fiume Secchia del 19 gennaio 2014. Era stato lo stesso signor Pezzetti a raccontare sulle pagine del nostro giornale come la sua famiglia avesse perso praticamente tutto nell’alluvione, un destino comune a tante altre persone della zona.
Mentre molte famiglie danneggiate seguirono la strada della class action penale finita con un’archiviazione, la famiglia Pezzetti, rappresentata dall’avvocato Stefano Calzolari, chiese conto ad Aipo dei danni subiti attraverso un causa civile. Dopo una prima sentenza di condanna, ora la Corte d’Appello conferma la responsabilità dell’ente quale custode del fiume, "essendo rimasti indimostrati – si legge nella sentenza – l’assoluta ingovernabilità del fattore esterno", sostenuta da Aipo. Per i giudici bolognesi insomma il disastro poteva dunque essere evitato se l’ente avesse vigilato sugli argini del Secchia . In particolare, secondo la Corte d’Appello, Aipo aveva ben presente la situazione di pericolo determinata dalla debolezza degli argini ma non eseguì la puntuale manutenzione del corso d’acqua.
Precisa poi la Corte d’Appello che l’argine è collassato e non c’è stato alcun sormonto delle acque; anzi, la commissione della stessa Regione Emilia-Romagna nella propria perizia aveva precisato che il fiume Secchia al momento del collasso dell’argine registrava un livello dell’acqua ben al disotto della quota del piano sommitale, smentendo, categoricamente, eventuali difese di Aipo fondate sul fatto che l’evento si sia verificato a causa di piogge impreviste, imprevedibili e/o eccezionali.
Emanuela Zanasi