
Il noto dentista, fotografo non di professione, presenta il suo libro. Appuntamento sabato alle 17 nella chiesa di San Carlo in centro . Il ricavato per l’acquisto del volume andrà all’associazione Angela Serra.
"Scattiamo migliaia di fotografie, ma siamo certi di coglierne la vera essenza?". Se lo è chiesto Antonio Cremonini. E ha risposto con un libro, lui che di mestiere non fa il fotografo ma tutt’altro: è un noto odontoiatra, con studi in città e a Nonantola, anche se preferisce definirsi "artigiano della professione medica". Il repertorio dei luoghi comuni è pieno di personaggi affermati che coltivano passioni artistiche, ma quest’opera, fin dal primo sguardo, è tutt’altro che comune. Sono 70 foto, provviste di titoli e brevi didascalie o citazioni. Tutto distillato con ironia sottile, che incuriosisce e a volte spiazza. Il libro s’intitola ’Voce alle immagini, una fotografia mille parole’. Due le sezioni: una, più ampia, con sguardi "nel mondo e nella vita", l’altra più snella dedicata a Modena e densa di curiosità. L’obiettivo? "Indurre a riflettere, sorridere e commuoversi". Ma c’è un altro scopo, molto concreto: il ricavato delle donazioni per l’acquisto del volume – che debutta sabato 15 marzo alle 17 nella chiesa di San Carlo – andrà all’associazione Angela Serra per il Centro oncologico.
In copertina, sotto il titolo, c’è il braccio di un medico o di un infermiere, con il tatuaggio ’Take care’, prenditi cura. È il motivo ispiratore?
"La solidarietà è un motore del libro, certo. Allude allo scopo benefico, ma anche all’esigenza di mettere l’uomo al centro. Un messaggio quasi identico, ‘I care’, mi sta a cuore, campeggia su una parete della scuola di Barbiana. Non a caso cito don Milani, don Mazzolari e il nostro don Arrigo Beccari: tre giganti nell’aiutare gli altri".
Quando e perché è nata l’idea? "C’è l’aspetto cabalistico: compio 70 anni, 70 fotografie. Da giovane collaborai a un libro di neuroanatomia pieno di immagini. Un certo ordine mentale e la voglia di costruire sono rimasti. E poi c’è stata la scintilla: Paola Borsari, un’amica, mi ha spinto all’impresa".
Un consiglio di lettura?
"Il libro si può sfogliare in un’ora o approfondire a lungo, con tre modalità: osservare le foto, leggere i titoli, riflettere con le didascalie. L’ideale è integrare le tre chiavi, magari trovando significati diversi da quelli che propongo".
Foto, titoli e didascalia: un concentrato rapido.
"Sì, ma di emozioni. Questa, almeno, è l’intenzione".
Per le foto ha usato il cellulare. Un paradosso: è il mezzo tipico dei selfie, spesso lontano dal consumo consapevole.
"Forse, ma è un mezzo semplice: niente filtri o ritocchi. La semplicità è uno degli ingredienti principali del libro. Non sono uno scrittore né un fotografo: il lavoro più creativo l’ho fatto sui titoli".
La cultura dell’immagine e la passione per l’arte si vedono. Lo dimostra l’omaggio al grande Nino Migliori, fotografato mentre mostra il suo celebre tuffatore.
"È il capolavoro di un grande maestro. Credo di avere l’occhio allenato a cogliere significati: mi colpiscono i dettagli e le citazioni, che stanno al pensiero come lo scatto fotografico sta al mondo reale. La spinta più forte è la curiosità".
Le foto danno voce a temi forti: il cosiddetto homo sapiens che inonda i mari di plastica, le denunce inascoltate contro la guerra, le contraddizioni dell’ideologia, le grandi religioni in bilico. Poi la gloria e i miti che sbiadiscono, e molto altro ancora.
"Sì ma non è un saggio. Ho cercato di descrivere tutto con leggerezza e ironia, partendo da spunti che mi hanno colpito". Avrà scattato molte foto. Come le ha scelte?
"Ho scelto quelle più adatte al messaggio. Scartare le altre è stata una faticaccia. Ma non potevano essere più di 70. E non ci sono immagini autobiografiche".
E poi c’è Modena. Scelta rischiosa, molto è stato visto e detto.
"Vero, ma ho cercato dettagli insoliti. Come le aquile estensi assenti sul lato sinistro della facciata di Palazzo Ducale. O il Gallo che non esiste, all’inizio di via Giardini. Le sfide mi piacciono, ma giocare anche in casa, sotto la Piòpa ed Sandroun, dà conforto".