
Il giornalista Giuseppe Cruciani
Monologhi veloci e sferzanti, intrisi di irriverente sarcasmo e ironia oltraggiosa, perché per lui il limite tra ciò che si può o non si può dire non esiste. Giuseppe Cruciani arriva a Modena, il 3 maggio alle 21 al Teatro Storchi con ‘Via Crux – Tutto quello che pensate e non avete il coraggio di dire’, il one-man-show più scorretto, irriverente e dissacrante mai visto.
‘Via Crux’: deriva dal suo cognome o è una moderna via Crucis, una metaforica salita al calvario?
"Entrambi. È il nickname di famiglia, da sempre mi chiamano ‘il Crux’. A ciò si aggiunge l’aspetto più metaforico, blasfemo: mi metto simbolicamente in croce perché dico cose che altri non possono o non vogliono dire, perché hanno paura per il lavoro, per la società, o per la famiglia".
Cosa è per lei ‘politicamente corretto’?
"Pensare che la violenza sia solo contro la contro le donne; rendere obbligatorio il cognome della madre per i figli per riscattare la discriminazione verso il genere femminile; cambiare il linguaggio, con asterisco e schwa e la finale in ‘a’ per i titoli; concordare con tutto quello che dicono le persone Lgbt. Ancora, affermare che per forza occorre accogliere gli immigrati, o che siamo stati schiavisti verso l’altra parte del pianeta. L’elenco è molto lungo…".
Ma tutto questo non doveva ‘finire’ con Trump?
"Sicuramente Trump è stato eletto anche per questo in America, e per la sua opposizione alla cultura woke, l’affermazione dei diritti a coloro che non ne hanno che è in realtà una discriminazione per inclusione delle minoranze. Trump ed Elon Musk sono stati fondamentali per combattere il pensiero unico. In Europa gli effetti di questa rivoluzione ancora non sono così immediati. I titoli dei film vengono cambiati e nelle università ci sono manuali per un linguaggio inclusivo: gli stessi Comuni perdono tempo e solidi per creare Commissioni per garantire un lessico inclusivo".
Oggi che il pensiero dell’uomo medio ha conquistato posizioni, si sente meno ‘solo’?
"Ho lottato per varie battaglie, che per tanti anni sono state minoritarie e che oggi, in parte, sono cavalcate dal centro destra che però non è immune dal politicamente corretto. Si pensi alla volontà di introdurre il reato specifico di femminicidio, che io nreputo un abominio giuridico".
Perché lo reputa tale?
"E’ gravissimo voler introdurre uno specifico reato quando esistono già delle aggravanti. Non è che un reato ad hoc poi frenerà gli uomini: piuttosto occorre impegnarsi a non far uscire dal carcere i colpevoli, ma non creare nuovi reati".
Esiste il quieto vivere?
"Fa parte della quotidianità, piccoli compromessi, ma ciò non significa smettere di combattere. Per sopravvivere a volte sono necessari; tuttavia, il compromesso diventa politicamente corretto quando mina ka libertà di espressione per la paura di manifestare il proprio pensiero".
La morte di Papa Francesco ha sconvolto il mondo intero. Lei cosa ne pensa?
"Una persona grandiosa e controversa e che è sempre stato presente nel mio spettacolo. La data di Modena coincide con un anno esatto dal mio debutto: alla luce della sua scomparsa dovrò riadattare qualcosa, ma Papa Francesco resta, e anzi la parte che lo riguarda è pure divertente".