Il delitto Montanari resta irrisolto, nuova richiesta di archiviazione. Un sospettato deceduto 21 anni fa

Nel 2023 fu riaperto il caso: il direttore della clinica ostetrico-ginecologica del Policlinico venne freddato nel 1981. Indagato il padre di un bimbo rimasto disabile dopo il parto, dubbi anche sul nonno ma è morto da tempo

ll professor Giorgio Montanari fu ucciso nel parcheggio dell’ospedale di Modena l’8 gennaio 1981

ll professor Giorgio Montanari fu ucciso nel parcheggio dell’ospedale di Modena l’8 gennaio 1981

Modena, 20 aprile 2024 – Era il marzo di quattro anni fa quando la Procura di Modena dichiarò chiuso il caso sul delitto Montanari: impossibile stabilire, in base ai reperti catalogati, chi ammazzò il primario nel 1981. Nessun nuovo spunto trovato e, dunque, omicidio irrisolto. Lo scorso anno la svolta: caso riaperto con l’iscrizione sul registro di un indagato. Oggi, come quattro anni fa, la procura ha depositato una nuova richiesta di archiviazione. Parliamo del terribile omicidio del dottor Giorgio Montanari, direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico, freddato a colpi d’arma da fuoco l’8 gennaio del 1981 mentre saliva a bordo del suo Maggiolino nel parcheggio dell’ospedale, dopo una giornata di lavoro.

Non si sa quali motivazioni abbiano portato la procura a chiedere una nuova archiviazione: si attende l’udienza davanti al gip che dovrà decidere se chiudere o meno il caso. La vedova Montanari, rappresentata dal proprio legale, ha deciso che non presenterà opposizione. Potrebbe dunque restare irrisolto il delitto di quello che era un professore particolarmente stimato in città e che, in base a quanto trapelato fino ad oggi, fu ammazzato per errore, uno scambio di persona probabilmente. Perchè le indagini della squadra mobile si sarebbero ‘concentrate’ in particolare su una famiglia che avrebbe agito per vendetta.

Sarebbe stato commesso un grave errore in sala parto all’epoca dei fatti: a causa di quell’errore un bambino avrebbe riportato danni permanenti, una disabilità che lo costringe, oggi, a vivere su una carrozzina. A finire nel registro degli indagati è stato proprio il papà di quel bambino: un 65enne che, sentito dagli inquirenti, avrebbe negato ogni coinvolgimento nell’atroce delitto ma anche di non essere assolutamente a conoscenza di elementi utili alle indagini.

Non si può escludere che davvero l’indagato fosse e sia all’oscuro di tutto. Perchè gli inquirenti, ovvero la mobile diretta da Mario Paternoster hanno scavato ancora più a fondo, arrivando a percorrere un’ulteriore pista sempre legata alla famiglia in questione. Una pista che avrebbe indicato in un nonno accecato dalla rabbia per la disabilità riportata dal nipotino il probabile assassino. Una ipotesi che avrebbe trovato qualche fondamento forse 40 anni fa ma che, oggi, senza riscontri oggettivi sarebbe difficile da dimostrare tenendo presente, soprattutto, che l’anziano in questione è deceduto 20 anni fa, nel 2003. La morte del reo è causa di estinzione del reato.

E’ destinato dunque a rimanere irrisolto il delitto del noto primario? E’ presto ancora per dirlo. Gli investigatori dell’epoca, coordinati dall’allora pm Eleonora De Marco, privilegiarono la pista professionale: il primario aveva già ricevuto lettere contenenti minacce scritte così pure proiettili. Oggi, a distanza di 43 anni, è emersa una verità completamente diversa grazie al lavoro alla criminologa Antonella Delfino Pesce che, alla riapertura del caso, aveva dichiarato: "Nel reparto c’erano diverse situazioni al limite ma Montanari si occupava di ricerche e non entrava in sala parto. Era una persona corretta e incorruttibile. Mi sono fatta l’idea che non fosse a conoscenza dell’accaduto: è stato un capro espiatorio".