REDAZIONE MODENA

"Ondulati, Natale amaro Liquidato con un sms"

Un dipendente, tra i 59 finiti in ’cassa’ dopo il trasloco nel Mantovano: "Fa male vedere lo stabilimento vuoto"

"Noi dipendenti abbiamo saputo che eravamo in cassa integrazione da un messaggio whatsapp dove c’era la foto della lettera a cura delle ‘Risorse umane’, senza data e senza firma. Una freddezza impressionante dopo 20-30 anni di lavoro per loro…". Sarà un Natale amaro per i 59 dipendenti rimasti (erano 110 all’inizio, hanno dai 40 ai 55 anni) alla Ondulati Maranello. L’azienda è stata trasferita nel Mantovano, dove il gruppo Pro-Gest si è spostato per "operare in sinergia con la vicina cartiera di Mantova, a soli sette chilometri di distanza", si legge nel comunicato che annuncia l’apertura del nuovo stabilimento di Castelbelforte attivo da gennaio dopo che in via Nuvolari è stato venduto l’immobile e il terreno alla Ferrari. "Diversi di noi – spiega uno dei 59 lavoratori della Ondulati a questo punto in cerca di futuro – hanno avuto contatti con cartiere dei comuni vicini, gli altri vedranno. Dall’ultimo presidio sindacale a luglio siamo rimasti in azienda mentre gradualmente la smantellavano. C’era poco lavoro da fare, in produzione praticamente nulla. Addirittura per due settimane siamo rimasti senza riscaldamento e non avevamo più a disposizione le mail, la rete, le utenze telefoniche: se chiamavi in sede ti rispondevano a Mantova…". A fine novembre arriva la fatidica comunicazione che ufficializza la cassa integrazione a zero ore a partire dal primo dicembre ma con valore retroattivo a metà novembre: "Ci hanno detto che se avessero avuto bisogno per le ultime attività ci avrebbero chiamato loro individualmente".

Per i primi due mesi tra Inps e contributo aziendale l’assegno sarà a stipendio pieno, poi avremo solo l’Inps, quindi meno di mille euro per un anno, sperando che però si sblocchi subito la pratica e non dobbiamo aspettare mesi senza indennità. "L’azienda ci ha offerto un anticipo del tfr, giusto per sopravvivere ecco…".

Dopo l’anno di purgatorio – quando in virtù di un futuro accordo tutti si saranno formalmente dimessi (o di fatto licenziati) – si potrebbe rinnovare l’ammortizzatore sociale oppure si andrà in disoccupazione, vivendo della Naspi. I lavoratori di Maranello però non si sarebbero potuti spostare nel Mantovano, a 100 chilometri di distanza, nella nuova sede? "Non è che avessero tanta voglia di ricollocarci lì – prosegue l’ormai quasi ex dipendente – il gruppo ci aveva proposto, a livello informale, 250 euro lordi mensili, ma noi abbiamo calcolato che per andare a lavorare lì avremmo speso di carburante 500 euro netti al mese, senza contare i disagi familiari ovviamente, che non hanno prezzo.

Avrebbero dovuto pensare prima alla ricollocazione dei lavoratori di Maranello, ma evidentemente c’era urgenza di concludere l’affare".

Adesso resta la nostalgia: "Vedere lo stabilimento vuoto ci fa male, qui abbiamo trascorso gran parte della nostra vita". Gianpaolo Annese