Rivolta dei detenuti in carcere a Modena: "Violenze frutto del sistema malato"

Il Comitato Verità e Giustizia ribadisce le proprie richieste dopo i tragici eventi al Sant’Anna di tre anni fa. "Il sovraffollamento e le condizioni degradanti dei detenuti sono alla base degli scontri avvenuti"

Il giorno della rivolta al Sant’Anna con l’intervento delle forze dell’ordine

Il giorno della rivolta al Sant’Anna con l’intervento delle forze dell’ordine

Modena, 10 giugno 2023 – Hanno descritto ciò che era avvenuto all’interno del "casermone", una struttura esterna al carcere, ma all’interno dell’area del penitenziario. Hanno parlato di "calci, pugni e violenze durate interminabili minuti, quando già erano stati resi inoffensivi, una volta portati fuori dalle mura carcerarie". E’ stata la testimonianza di due detenuti marocchini, probabilmente, a portare all’iscrizione nel registro degli indagati di altri nove agenti della polizia penitenziaria di Modena. Parliamo del fascicolo aperto dalla procura per i reati di tortura e lesioni durante la rivolta in carcere dello scorso 8 marzo 2020. Una rivolta a seguito della quale morirono nove detenuti (il fascicolo relativo ai decessi è stato archiviato, ritenendo le morti legate a overdose di metadone) e che oggi vede settanta carcerati indagati per i danneggiamenti. I racconti di alcuni detenuti portarono la procura ad aprire il fascicolo relativo a presunti e gravissimi pestaggi ai danni dei reclusi.

La chiusura delle indagini è alle porte e, nel corso della proroga richiesta, sono stati iscritti altri nove agenti oltre ai cinque indagati inizialmente. A chiedere risposte celeri e certe su quanto accaduto quel tragico otto marzo è da sempre il Comitato Verità e Giustizia di Modena che, ieri sera, a Castelfranco ha ripercorso le tappe dell’inchiesta. Un’inchiesta che sicuramente ha ‘tenuto conto’ delle dichiarazioni rese all’epoca da un agente della polizia penitenziaria, che ha confermato i pestaggi nel ‘casermone’. Violenze avvenute prima che i detenuti fossero trasferiti in altri penitenziari. "Da marzo 2020 seguiamo con preoccupazione le notizie relative alle presunte violenze e torture avvenute nel carcere Sant’Anna di Modena, da parte delle forze dell’ordine intervenute per sedare la rivolta – affermano i rappresentanti del comitato –. Come forza politica abbiamo portato questa vicenda nelle sedi istituzionali per tenere alta l’attenzione ed esprimere la nostra solidarietà alle vittime, alle loro famiglie, e a chi ha avuto il coraggio di denunciare gli abusi. Ricordiamo come le rivolte in seguito alle restrizioni Covid non siano state che l’ennesimo momento di sofferenza, di un sistema carcerario che da decenni non assolve più alle sue funzioni di recupero e reinserimento sociale, ma si occupa principalmente di contenere chi vive ai margini della nostra società. Il 2022 è stato l’anno con il numero più alto di suicidi: 85 persone si sono tolte la vita. Sono necessarie politiche strutturali per dare una risposta al sovraffollamento, alle condizioni degradanti e alla mancanza di pianificazione progettuale sul futuro delle detenute e dei detenuti". Secondo il comitato "sarà fondamentale investire in una formazione di qualità e in un adeguato supporto psicologico per il personale in divisa, per superare una cultura tossica e omertosa che per decenni ha coperto abusi e comportamenti non degni di chi rappresenta lo stato". Ieri sera l’avvocato Luca Sebastiani, presente a Castelfranco e difensore di due delle presunte vittime dei pestaggi ha sottolineato che "ci a spettiamo giustizia. A distanza di tutti questi mesi ci aspettiamo si arrivi il prima possibile ad una conclusione delle indagini anche per rispetto delle persone coinvolte". "Confidiamo nell’operato della magistratura che con serenità saprà fare chiarezza sulla vicenda, dal punto di vista giudiziario – afferma invece Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto Sappe – Ciò che più in generale risulta essere avvilente, da parte di alcune associazioni e loro sostenitori è che non parlano mai dei milioni di euro di danni arrecati allo Stato da delinquenti di professione che neanche in carcere hanno rispettato e rispettano le regole. Quei milioni di euro, 15, 20 milioni, lì dovranno pagare i cittadini".