
Un’auto dei carabinieri a Tabina di Magreta
Modena, 29 aprile 2025 – “Quello che più ci preme oggi è chiedere scusa alla donna aggredita e ai suoi familiari. Siamo mortificati e addolorati per ciò che è accaduto e abbiamo fiducia nella giustizia. Vogliamo comunicare che se c’è qualcosa che possiamo fare, ci mettiamo a disposizione. Non cerchiamo scuse o giustificazioni ma ci teniamo però a sottolineare come nostro nipote sia affetto, da sempre, da gravi disturbi mentali: abbiamo provato a tenerlo con noi ma era ingestibile”.
Ad intervenire dopo la brutale aggressione sessuale avvenuta a Tabina di Magreta nei giorni scorsi, ai danni di una donna di 65 anni, sono i parenti del presunto responsabile: il 17enne di origine tunisina – ospite della comunità di accoglienza Orione 80 – arrestato dai carabinieri di Sassuolo per violenza sessuale, tentato omicidio e rapina, reati pluriaggravati.
Gli zii del ragazzo sottolineano che non vi sono ‘attenuanti’ per quanto commesso ma spiegano al contempo di aver fatto tutto il possibile per cercare di far si che il minore fosse seguito a livello psichiatrico. “Negli ultimi tempi era peggiorato: non avrebbe potuto restare solo poiché appena poteva fuggiva, tanto che abbiamo presentato più denunce di scomparsa nei mesi scorsi. Per questo, oltre ad avere un gps sul telefono doveva essere accompagnato da un tutor. Ci hanno detto che quel giorno era uscito a fumare una sigaretta. Quando si trovava nella precedente comunità – spiegano ancora – gli stessi educatori ne avevano chiesto il trasferimento poiché era di difficile gestione: serviva una casa di cura, non può stare da solo poiché ha da tempo strani comportamenti”.
Secondo i familiari, il 17enne assumeva medicine contro le allucinazioni. “Gli avevano però cambiato farmaco, e da quel momento, da fine marzo, era peggiorato – continuano ancora –. Ne avevamo parlato con l’educatore, spiegando che si comportava in modo anomalo e avevamo pensato di portarlo in Tunisia per farlo curare. Io – afferma poi uno degli zii – mi ero proposto di tenerlo con me ma non ho una casa: vivo in una stanza e non ero in grado di gestirlo da solo poiché dovevo anche lavorare. Ci avevano messo a disposizione una mansarda ma i suoi comportamenti erano peggiorati tanto che a volte parlava da solo e sosteneva di vedere persone attorno a lui. Abbiamo sempre avuto e trovato sostegno nelle istituzioni ma riteniamo che, avendo problemi di natura psicologica, doveva e dovrà essere seguito da persone esperte in una struttura propriamente di cura. Desideriamo che la signora sappia che siamo davvero dispiaciuti per quello che ha commesso e chiediamo scusa con tutto il cuore”.
I militari, dopo aver acquisito la denuncia querela della vittima e in presenza di ulteriori elementi gravemente indiziari in capo al giovane, avevano sottoposto il minore a fermo su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Bologna.
Il 17enne è stato poi trasferito al Centro di Prima Accoglienza di Ancona: il giudice, all’esito dell’udienza di convalida del fermo ha disposto per il ragazzo la custodia cautelare nel carcere minorile.