Viaggio al Policlinico: "Febbre e piccoli traumi. Accesso al Cau efficace e risolutivo in 8 casi su 10"

Il centro di assistenza è aperto dal 10 aprile per snellire le file al pronto soccorso "Più richieste nel week-end quando gli studi dei medici di famiglia sono chiusi" .

Viaggio al Policlinico: "Febbre e piccoli traumi. Accesso al Cau efficace  e risolutivo in 8 casi su 10"

Viaggio al Policlinico: "Febbre e piccoli traumi. Accesso al Cau efficace e risolutivo in 8 casi su 10"

"Sono qui per un problema alle orecchie – scandisce a voce alta un anziano, appena entrato in sala d’attesa –. Mi fanno male entrambe, soprattutto quello destro: sa, è da due giorni che sento poco". Era soltanto l’11 dicembre quando si sono aperte per la prima volta le porte del Cau di Castelfranco, il primo dei cinque ora attivi sul territorio provinciale (gli altri si trovano a Fanano, Finale Emilia, Carpi e Modena). Da quell’esatto momento fino a oggi, i centri di assistenza e urgenza modenesi sono riusciti ad assistere, complessivamente, 7mila persone. Settemila, sì: un ‘esercito’ di cittadini che negli ultimi quattro mesi ha così evitato di affollare le corsie dei pronto soccorso – dove l’obiettivo rimane invece quello di far confluire solo i casi più gravi – per deviare verso i Cau, cioè le strutture del territorio dove i cittadini possono ora indirizzarsi per problemi di salute urgenti, ma non gravi. Proprio come succede all’interno del Cau di Modena – inaugurato il 10 aprile nell’area del Policlinico – dove un ritmo veloce e dinamico sembra scandire, paziente dopo paziente, la gestione di ogni diversa patologia. Per un cittadino che esce dall’ambulatorio, ce n’è un altro che entra: qualcuno dice di essere arrivato lì perché informato dai media, mentre qualcun altro si è convinto dopo averne parlato con un familiare. E quasi tutti, una volta lasciato l’ingresso alle spalle, sembrano soddisfatti della scelta presa: "Ho aspettato soltanto trenta minuti". Ma in quello che sembra un lunedì mattina come gli altri, si nasconde un lavoro quotidiano e minuzioso. "Le porte del Cau di Modena si sono aperte da pochi giorni, quindi è presto per fare un bilancio – riavvolge il nastro Lucia Cavazzuti, responsabile cure primarie del distretto di Modena e di Castelfranco –. Il primo giorno abbiamo registrato 23 accessi, ma nel weekend abbiamo registrato cifre più consistenti, cioè 45 il sabato e 40 la domenica. È normale che gli accessi aumentino con gradualità, perché il servizio non è ancora molto conosciuto, così come è normale che i cittadini arrivino in larga parte nel fine settimana, quando sono chiusi gli studi dei medici di famiglia. Le prospettive sono molto buone". Seduti nella sala d’attesa ci sono persone di ogni età. Giovani, adulti, anziani. "Finora, i pazienti che si sono presentati qui avevano patologie non gravi, cioè quelle che il Cau è organizzato a gestire: questo è un aspetto importante, perché significa che i cittadini hanno colto lo scopo di questo servizio". Ma quali sono le problematiche più ricorrenti? "Piccoli traumi, mal di denti, dolore addominale, febbre, qualche caso di congiuntivite – risponde Cavazzuti –. La maggior parte dei casi vengono risolti al Cau (in percentuale ci aggiriamo intorno all’80-90%) e soltanto in poche volte è stato necessario l’invio in Ps – continua Cavazzuti –. Il trasferimento al pronto soccorso avviene quando la patologia è più urgente di quello che ci si poteva aspettare o, altrimenti, perché necessita di approfondimenti diagnostici. Qui, infatti, abbiamo soltanto una determinata dotazione strumentale". Giorno dopo giorno, l’obiettivo primario rimane chiaro: alleggerire il pronto soccorso, spesso congestionato da codici verdi e bianchi che ora potranno invece essere presi in carico direttamente al Centro d’assistenza e urgenza. "Pensiamo all’influenza, uno dei principali motivi per cui i pronto soccorso si affollano durante la stagione invernale. Ecco che, quando quest’ultima non si presenta con una sintomatologia grave ma solo con il rialzo febbrile, il Cau può dare una mano. Al contrario, le patologie più pericolose sono le tempo-dipendenti, cioè quelle dove la tempestività dei soccorsi è fondamentale e la perdita di qualche minuto può costare la vita alle persone o comprometterne la salute. Mi riferisco ad esempio al sospetto infarto, quindi un dolore al petto con un senso di peso, sudorazione, spossatezza. O anche al sospetto ictus, quindi una cefalea improvvisa e intensa, o la perdita di forza a un arto, ma anche patologie dove si presenta una forte difficoltà a respirare che lascia intendere o una patologia polmonare grave o uno scompenso cardiaco. E ancora: un dolore addominale forte e acuto che può lasciare intendere una peritonite, una perforazione o qualcos’altro di grave. Quando c’è un campanello d’allarme di questo tipo, bisogna chiamare immediatamente il 118: non bisogna muoversi da casa e tantomeno andare al Cau, perché ogni minuto è prezioso. Per i casi non gravi, invece, il Cau rappresenta una strada efficiente e veloce".