"Con il calcio ho realizzato un sogno"

Eleonora Goldoni, attaccante del Sassuolo femminile: "Ho sempre giocato a pallone fin da bambina, mi dava una felicità unica"

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di Stefano Fogliani

‘Il calcio non è uno sport per signorine’. Non ditelo però a Eleonora Goldoni, attaccante del Sassuolo Femminile, che quel luogo comune ha cominciato a smontarlo da subito. "Quando ho cominciato a giocare ero l’unica femmina in una squadra di maschi. Ma sono sempre stata trattata con grande rispetto e considerazione. E oggi posso dire che è stato un bel percorso, fin qua".

Ma la scelta di giocare a calcio, in una bambina, da dove nasce?

"Da papà e mio fratello: in casa e in giardino, un pallone c’è sempre stato. Io ho praticato diversi sport, ma nessuno mi da’ la felicità che mi da’ giocare a calcio. Alla mia passione si è arresa anche mia mamma, che voleva facessi altro, ma adesso mi vede realizzata ed è felice delle mie scelte"

E voltandosi indietro cosa si prova?

"Un po’ di emozione. Giocavo nelle squadre con i bambini e, unica femmina, registravo, più che lo stupore dei compagni di squadra, quello degli avversari, che spesso però battevamo, e questo mi ha dato forza e convinzione. E ripenso a quando ho deciso che il calcio sarebbe stata la mia strada: mio padre mi portò a San Siro a vedere l’Inter, che resta la mia squadra del cuore…"

Il calcio femminile è cresciuto, ma quello maschile è un’altra cosa.

"Restano mondi diversi. Il nostro movimento, tuttavia ha fatto passi importanti, grazie ai sacrifici di giocatrici e dirigenti, e dopo aver ottenuto il professionismo altro credo sarà in grado di farsi riconoscere: anche noi siamo atlete ed è giusto attorno a noi ci sia un sistema economico e di tutele che riconosca il nostro status"

Veniamo al Sassuolo: il Milan, battendovi, vi ha guastato il Natale. Poteva essere l’occasione di riavvicinare la zona salvezza, e invece…

"Invece abbiamo perso. Succede, l’importante è fare tesoro degli errori, rialzarsi e ripartire:questa squadra ha le qualità che servono a farsi valere"

La zona salvezza è 9 punti sopra, e restano 8 partite alla fine della regoular season...

"Possiamo recuperare. Niente è precluso, tutto è possibile. Non sono abituata ad arrendermi: lo fossi non sarei diventata una calciatrice"

Obiettivo perseguito con grande determinazione…

"Dopo aver smesso con l’attività di base, per convincere i miei a portarmi al primo allenamento ci ho messo due anni, ma alla fine l’ho spuntata"

E dopo un percorso già importante, con anche una tappa negli USA, per una ragazza di Finale Emilia, Sassuolo è un ritorno a casa o una tappa?

"Qui ho modo di passare più tempo a casa, con una famiglia numerosa, otto persone e due cani, cui sono legatissima. Ma è una tappa, un altro capitolo della mia vita. Quanto agli USA è stata un’opportunità straordinaria, fondamentale per la mia crescita"

Del tempo libero dei calciatori si sa (quasi) tutto: una calciatrice invece, quando non è in campo, cosa fa?

"Io conduco una vita tutto sommato normale, ma frenetica perché ferma non ci sto. Mi alleno anche da sola, per curare i dettagli, continuo a studiare perché di imparare non si finisce mai, ed elaboro, per chi me li chiede, piani alimentari personalizzati mettendo a frutto la mia laurea in ‘clinical nutrition’. Poi ho la passione dell’editing, che sviluppo attraverso la creazione di video, e continuo ad interessarmi di sport e management, materia in cui ho preso un master"