Ipotesi cassa integrazione per la Serie C

La Figc chiederà al Governo gli ammortizzatori sociali per i tesserati con uno stipendio sotto i 50mila euro: Modena e Carpi in attesa

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Non c’è bisogno di dire che questa stagione, per il calcio italiano, entrerà comunque nella storia per via del Coronavirus.

Una ragione in più potrebbe essere data dall’utilizzo della cassa integrazione per la prima volta per i calciatori, almeno quelli di Serie C.

È una delle richieste che la Figc farà al Governo nelle prossime ore per cercare di limitare gli ingenti danni economici della pandemia sul calcio italiano.

Al momento la questione del taglio degli stipendi non è ancora in agenda, ma la Figc ora vuole tutelare i più deboli. La decurtazione degli ingaggi potrà colpire l’intera categoria dei calciatori professionisti, ma con una diversa consistenza anche perché un conto sono gli ingaggi "faraonici" della maggior parte degli assi della Serie A e un conto sono i contratti di tanti giovani che giocano in C, molto simili come importi a quelli di tanti altri lavoratori di altri settori non calcistici. Al governo sarà chiesto l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e dei contratti di solidarietà per quei giocatori, in stragrande maggioranza di Serie B e C, che hanno un reddito non superiore ai 50 mila euro, ma anche per i lavoratori non agonisti delle società calcistiche.

Al momento così molte società, fra cui anche Modena e Carpi, hanno utilizzato lo strumento delle ferie per i giocatori che ormai da tre settimane devono restare in casa senza poter nemmeno rientrare nei domicili con le rispettive famiglie. Ma se la richiesta venisse accettata dal Governo la cassa sarebbe una soluzione. A confermare la possibilità è stato il presidente del Potenza Salvatore Caiata, che è anche consigliere della Lega di C e parlamentare di Fratelli d’Italia: "Il consiglio di Lega mi ha incaricato – ha spiegato – di seguire alla Camera l’iter per la cassa integrazione ai calciatori, ma non possiamo chiedere di più allo Stato. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo autoregolamentarci. Speriamo di no, ma siamo in molti a credere che non si possa tornare in campo per questa stagione. Lo sconfinamento a luglio presenterebbe ostacoli burocratici difficili da superare. C’è da evitare un disastro: noi presidenti siamo chiamati a salvare le nostre aziende prima di tutto. La stagione andrebbe annullata nei suoi effetti giuridici, per alleggerire i club di spese insostenibili. Se non si vuole correre il rischio di un’ecatombe di società piccole e medie, va neutralizzato per il 2020-21 il sistema delle licenze nazionali mantenendo valide le garanzie prodotte la scorsa estate".

d.s.