Malverti, timoniere che annientò la Reggiana

Il tecnico subentrò a Bollini nei playoff e il Modena rifilò un poker ai granata: "Per questo la Serie C la sento anche un po’ mia"

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Ci sono giornate destinate ad entrare nel cassetto dei ricordi, destinate a rimanere nella storia e a non essere cancellate mai. L’avrà pensato anche Roby Malverti poco prima della sua seconda apparazione allo stadio Braglia, nei panni di allenatore del Modena. Succedeva tutto un anno fa, il poker alla Reggio Audace firmato da Ferrario, Baldazzi e Sansovini, la vittoria dei playoff e il primo mattoncino verso la serie C. L’elogio della semplicità, quella di un uomo fedele nei secoli mai volterebbe le spalle alla causa canarina. Nessuna paura, nessuno spavento. Due partite per entrare nei cuori di tutti e rimanerci.

Malverti, che ricordi ha di quella giornata?

"La ricordo come fosse ieri, fu talmente bello che sembra tutto così recente. Col tempo sono riuscito ad assaporare ancora meglio quello che è stato fatto e a godermela. Un risultato unico, la soddisfazione per l’impresa, il riscontro dei tifosi, tutto bellissimo. Siamo riusciti a riportare entusiasmo in 20 giorni dopo la delusione dello spareggio perso. Non è descrivibile".

Come preparò un derby così sentito?

"Dovevamo giocare in maniera diversa, la semifinale col Fiorenzuola non fu molto convincente. Sapevo che la Reggiana avrebbe giocato di contropiede lasciando il pallino a noi, parlai coi ragazzi delle mie idee e ci fu grande collaborazione. Devo molto anche al contributo di chi è rimasto fuori, tutti avevano grande voglia di dimostrare qualcosa".

Erano due partite decisive. Cosa la spinse ad accettare?

"Un pizzico di incoscienza e molta serenità. Quando mi chiamò il direttore non provai ansia o cose simili, ero molto tranquillo perchè ero consapevole che avrei messo le mie conoscenze a disposizione del Modena. Non c’era tempo per pensare, mi buttai. Per quanto fosse una situazione nuova, l’appartenenza a questi colori e alla famiglia gialloblù mi ha aiutato a mantenere la calma e la lucidità. I giocatori hanno fatto il resto".

A proposito, come si presentò a loro?

"Mi confrontai con i giocatori più esperti, ho avuto modo di constatare che fossero grandi uomini prima che calciatori dal curriculum pesante e questo facilitò il mio lavoro. Diedero un aiuto decisivo ai giovani e riuscimmo a creare l’ambiente giusto. Ho fatto quello che chiunque avrebbe fatto con un minimo di logica".

Oggi il Modena è in C e parte del merito è anche suo.

"La C la sento anche un po’ mia, ma il merito va condiviso con chi aveva lavorato nel Modena nell’anno più complicato, quello della ripartenza. Sono felice di aver contribuito alla nascita di una società che oggi è forte e sana, capace di poter programmare a lungo termine. Mi fa piacere, la città può essere orgogliosa".

Non avrebbe voglia di una prima squadra?

"Fare bene coi giovani regala gioie e soddisfazioni, l’esperienza in prima squadra è stata incredibile per tanti motivi. La società mi ha dato la possibilità di vivere un qualcosa di enorme. Posso vantarmi di aver fatto tutta la trafila dai pulcini fino alla prima del Modena. Sogno di poter dare ancora il mio contributo, dopo tanti anni coi ragazzi". Naturalmente a Modena

"Non ho mai pensato di andarmene, l’unico modo per vedermi via da Modena è che la società si stufi di me e mi mandi a casa. Mi sento legato alla mia squadra da sempre e mi fa piacere essere un uomo di questo club, su di me potranno contare".

Alessandro Troncone