
Il consiglio comunale di ieri pomeriggio a Urbino
Imu e Irpef resteranno invariate anche nel 2025, mentre la Tari crescerà del 5% circa. Ieri pomeriggio, il Consiglio comunale di Urbino ha approvato aliquote, addizionali e tariffe in vista del prossimo anno, con la conferma delle prime due – di competenza del Comune –, abrogando però il passaggio del regolamento Imu che prevedeva un’agevolazione per i negozi affittati in centro storico a canone calmierato.
Un provvedimento necessario per adeguarsi al nuovo prospetto nazionale, che entrerà in vigore l’1 gennaio: "Era stato realizzato nel 2020, ma ancora non era diventato effettivo a causa delle difficoltà dei Comuni di incasellare le innumerevoli aliquote che avevano – ha spiegato Daniela Feduzi, responsabile del settore Tributi –.. Fortunatamente, noi non ne avevamo tante, ma questa riduzione, pari al 2% dell’imposta, andava abrogata".
Massimo Guidi (Liberi per cambiare) ha però sottolineato che "i beneficiari di tale riduzione fossero solo 15" e che si parli di circa 1.900 euro in meno di entrate. "A noi risulta che in realtà ci saranno 80-90mila euro di gettito in più, leggendo le cifre, non riduzioni – ha replicato Lorenzo Santi (Pd) –. Comunque, vedendo il prospetto, ci sembra che ci siano possibilità di mantenere l’agevolazione. Anzi, proponiamo anche di prevedere una maggiorazione per chi tiene negozi sfitti e in degrado in centro, così da scoraggiare il fenomeno".
Feduzi ha però replicato che "non c’è possibilità di deroga" e che l’extragettito "è dovuto alla capillare attività di accertamento degli errati pagamenti". Più complesso il discorso sulla Tari, rivista sulla base delle delibere dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, che si esprime in merito agli aggiornamenti delle tariffe di rifiuti e acqua.
"A luglio abbiamo approvato quelle del 2024, ora approviamo con largo anticipo quelle del 2025 per chiedere al gestore di metterle subito in bolletta ed evitare conguagli in seguito", ha detto Feduzi. "Abbiamo visto crescere le tariffe di acqua e rifiuti, ma sono azioni che non riguardano il Comune – ha detto il sindaco Maurizio Gambini –. Gli aumenti ci sono perché i costi, rispetto a 10 anni fa, sono raddoppiati e il fatto che il Comune non aumenti da 10 anni le proprie aliquote non è secondario. Arera aveva detto che la Tari sarebbe dovuta crescere del 9-10%, come sindaci abbiamo lottato e siamo riusciti a contenerlo sul 5%".
In merito, Federico Scaramucci (Pd) ha detto che si sarebbe aspettato "qualcosa di diverso", sottolineando "un’evidente difficoltà di dialogo all’interno di Marche Multiservizi. Non dico che un controllo totalmente pubblico di questi servizi sarebbe più appropriato, non ho gli elementi per farlo, però una domanda ce la dovremo pur fare: siamo contenti di come abbia operato in questi anni di concessione? Qui prendiamo atto ogni volta che dobbiamo aumentare le tariffe, ma la società che gestisce il servizio non ci offre soluzioni".
Approvato anche il Piano delle valorizzazioni e alienazioni, che ha confermato i 14 lotti in lista nel 2024. Dalla minoranza, ancora critiche per l’inserimento della porzione comunale dell’ex monastero di Santa Chiara: "Non ditemi che è l’Università che la vuole comprare, perché non è vero – ha detto Maria Francesca Crespini (Futura) –. Inoltre, se c’è un interessamento, non capisco perché metterla in lista: se arriva un privato e la compra è fatta".
Gambini ha replicato che "non c’è alcuna intenzione di vendere al primo che passa, vendiamo solo se è funzionale per la città. L’inserimento fu fatto quando l’Università si mostrò interessata, poi però reputò il prezzo – 4 milioni – eccessivo. Ma la stima non la faccio io, bensì i tecnici comunali, in base a dei criteri". Crespini ha comunque ribadito la propria contrarietà alla vendita, a prescindere dall’acquirente: "È il monumento più importante che abbiamo, deve rimanere comunale. Se serve all’Isia, dateglielo in affitto o, al massimo, gratuitamente". In seguito sono stati approvati anche il Programma triennale di beni e servizi e l’individuazione delle aree di proprietà comunale da destinare a residenza o ad attività produttive.
Nicola Petricca